CIVITANOVA – Hanno ufficializzato questa mattina i patteggiamenti due avvocati e la suocera di lei accusati a vario titolo di circonvenzione di incapace e falsificazione di testamento. L’udienza si è tenuta oggi dinanzi al giudice dell’udienza preliminare Giovanni Maria Manzoni e al pubblico ministero Vincenzo Carusi. È stato con il pubblico ministero titolare del fascicolo che i tre indagati, tramite i propri legali Francesco De Minicis e Federico Valori, hanno concordato due anni per l’avvocatessa 53enne, un anno e sei mesi per il collega di studio 70enne e sei mesi per la suocera di lei, una 77enne. Tutti e tre beneficiano della sospensione condizionale della pena. Il patteggiamento fa seguito al risarcimento della persona offesa con la somma di circa 42.000 euro.
L’indagine che aveva portato alla luce tutti i fatti e aveva cristallizzato le singole responsabilità era stata denominata dalla Guardia di finanza “Ultime volontà”, l’accertamento infatti era scattato a seguito di un lascito testamentario apparso almeno sospetto. Era l’ottobre del 2020 quando morì una donna ultranovantenne della Civitanova “bene”, l’anziana, discendente di una famiglia molto in vista in città fin dai primi anni del ‘900, lasciò all’unico figlio un patrimonio milionario. O almeno questo era quello che sarebbe dovuto succedere se non fosse che al momento dell’apertura della successione spuntò fuori un testamento olografo (per gli inquirenti apocrifo, ovvero falso) in cui la defunta avrebbe lasciato la metà dell’ingente patrimonio all’avvocatessa. Al figlio della defunta era stato nominato un amministratore di sostegno per via di alcuni problemi di cui soffriva e che si erano acuiti con la morte del genitore. Era stato l’amministratore a nutrire perplessità sulla presunta decisione presa dall’anziana prima di morire per cui segnalò il fatto all’autorità giudiziaria.
Nel corso delle indagini venne fuori che quel testamento era decisamente falso e a redarlo era stata la 77enne che in passato aveva lavorato per la defunta. A beneficiarne era stata l’avvocatessa, ma anche il collega di studio, nel frattempo, approfittando anche lui della condizione di debolezza fisica e psichica del civitanovese, lo avrebbe indotto a firmare una procura generale a suo favore. A carico dei tre si aprì quindi un procedimento penale in cui all’avvocatessa venivano contestati tre circonvenzioni, un falso in testamento olografo e una falsa dichiarazione a pubblico ufficiale, all’avvocato due circonvenzioni e alla 77enne un falso in testamento olografo. Parallelamente si aprì anche un procedimento civile che è in fase di conclusione dopo che gli indagati hanno pagato un risarcimento di circa 42.000 euro.