CIVITANOVA – Prima accusa un collega di lavoro di violenza sessuale, poi quando il giovane finisce sotto processo, lei in aula ritratta. Una 26enne originaria della provincia di Teramo è ora accusata di calunnia. Lo stesso reato viene contestato anche al titolare del ristorante per cui la giovane all’epoca lavorava, un 76enne civitanovese, che l’accompagnò a sporgere denuncia nei confronti del giovane che, oltre ad essere suo dipendente era anche suo genero. Oggi la vicenda è finita all’attenzione del giudice dell’udienza preliminare Domenico Potetti e del pubblico ministero Enrico Riccioni. L’udienza è stata rinviata al prossimo 12 aprile quando la 26enne dovrebbe patteggiare mentre il 76enne dovrebbe discutere la propria posizione con rito abbreviato.
Era il 2017 quando la giovane presentò la querela a Civitanova. Agli operatori di polizia giudiziaria la donna riferì di essere stata costretta a subire palpeggiamenti da parte di un collega mentre erano al lavoro in un ristorante di San Benedetto. La querela fu firmata da entrambi, sia da lei sia dal titolare. Il fatto fu segnalato alla Procura di Macerata che, per competenza territoriale (il presunto, all’epoca, episodio di violenza sessuale sarebbe avvenuto a San Benedetto), inviò gli atti alla Procura di Ascoli. Si aprì dunque un procedimento a carico del giovane, ma durante il processo celebrato al palazzo di giustizia ascolano la giovane fu sentita in aula come persona offesa del reato e a quel punto ci fu il colpo di scena: la 26enne ritrattò le accuse ammettendo che non c’era stata nessuna violenza sessuale.
L’assoluzione per il giovane imputato arrivò nel 2020 dopo tre anni vissuti con l’angoscia di essere accusato di un reato così spregevole, mentre per l’accusatrice e l’imprenditore che l’aveva accompagnata a sporgere la querela furono trasmessi gli atti alla Procura di Macerata, questa volta competente per territorio. Oggi, dunque, l’udienza è stata rinviata al 12 aprile prossimo.