MACERATA – Al culmine di una discussione avrebbe colpito un giovane con un calice di vetro che gli ha reciso un tendine. Una ballerina di night di origine marocchina, 29enne, è stata condannata a un anno di reclusione.
La sentenza è stata emessa questa mattina dal giudice Vittoria Lupi. Il pubblico ministero Lorenzo Pacini aveva chiesto una pena più severa, un anno e mezzo di reclusione.
La vicenda risale a marzo del 2017. All’epoca lei aveva 26 anni, lui 35. Si erano già conosciuti in passato poi una mattina, poco dopo le 5, si erano incontrati in un bar a Civitanova Marche. Lui era al tavolo con due amiche, lei nel tavolo accanto con altre ragazze. Non è chiaro cosa abbia provocato la discussione, quello che invece è evidente è ciò che è avvenuto subito dopo. Il giovane è finito al pronto soccorso con una copiosa fuoriuscita di sangue dalla caviglia.
La ragazza, che lui conosceva con un nomignolo, si sarebbe alzata dal tavolo e gli avrebbe lanciato un calice di vetro che lo aveva raggiunto alla caviglia. Soccorso dalle amiche il 35enne fu portato al pronto soccorso dove i medici gli riscontrarono una «lesione completa del tendine peroneo superficiale e profondo» (prognosi 30 giorni).
Dopo l’aggressione il 35enne si era rivolto a un legale, l’avvocato Alessia Pepi, per denunciare l’accaduto all’autorità giudiziaria. Agli inquirenti riferì le circostanze del diverbio, in realtà disse di non sapere il motivo di quell’aggressione, quella sera lui l’avrebbe salutata ma lei gli avrebbe risposto insultandolo. Il resto fu un crescendo di aggressività culminata nel lancio del bicchiere di vetro e conclusa poi in un letto di ospedale.
La vicenda dunque passò all’attenzione della procura di Macerata. A seguire le indagini fu il sostituto procuratore Margherita Brunelli, che al termine degli accertamenti delegati alla polizia giudiziaria individuò nella marocchina l’autrice dell’aggressione. La giovane finì sotto processo con l’accusa di lesioni aggravate. Oggi la condanna.
«Una volta lette motivazioni impugneremo sicuramente la sentenza – ha commentato a margine dell’udienza il legale difensore, l’avvocato Maurizio Nardozza -. Nel corso del dibattimento non è emerso o quantomeno nessuno ha riferito sulle motivazioni che avrebbero scatenato la reazione della mia cliente. Tra l’altro non è chiaro come sia avvenuta l’identificazione dell’autrice dell’aggressione. Sul posto, all’epoca, non intervennero neppure le forze dell’ordine».