CIVITANOVA – Erano andati al porto di Civitanova Marche in cerca di un’anatra ferita, ma si erano imbattuti in un giovane che prima avrebbe rotto il cellulare a uno dei due operatori dell’Asur e poi li avrebbe minacciati: «Se eravate in un’altra circostanza vi prendevate due pistolettate e sareste scomparsi». È stato condannato a otto mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento un civitanovese di 43 anni di origine pugliese.
La vicenda risale al 29 giugno del 2019. Poco prima del sopralluogo degli operatori del Servizio veterinario dell’Asur si era verificato un incidente all’interno del porto: una signora che pedalava in sella alla propria bicicletta si era scontrata con un’anatra. La ciclista era caduta ma anche l’anatra non era uscita illesa dallo scontro e, ferita, era fuggita. A cercarla erano arrivati un uomo e una donna, il primo operatore tecnico, la seconda tecnico della prevenzione e dell’ambiente nei luoghi di lavoro del Servizio veterinario, i due operatori avevano raggiunto l’area portuale antistante il Club Vela dove avevano trovato un giovane e lo avevano avvicinato per chiedergli se per caso avesse visto un’anatra ferita. Secondo la ricostruzione accusatoria, il civitanovese senza rispondere si sarebbe avvicinato all’operatore tecnico togliendogli dalle mani e buttando a terra la cartellina da lavoro e il cellulare, mandando in frantumi lo schermo. Poi rivolgendosi a entrambi aveva detto: «Se eravate in un’altra circostanza vi prendevate due pistolettate e sareste scomparsi».
Il sopralluogo appena iniziato finì in quel momento. Ma non la vicenda. I due operatori denunciarono subito l’accaduto all’autorità giudiziaria e i fatti finirono all’attenzione del pubblico ministero Claudio Rastrelli. Effettuati tutti gli accertamenti del caso il pm chiuse il fascicolo contestando al civitanovese i reati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.
Oggi il 43enne è stato sentito in aula, ha rigettato gli addebiti che gli venivano contestati poi il processo è stato discusso. Il pubblico ministero d’udienza Francesca D’Arienzo ha chiesto la condanna a un anno e due mesi per entrambi i reati, il giudice Francesca Preziosi ha condannato l’imputato a otto mesi di reclusione. Il 43enne era difeso dall’avvocato Gerardo Marcantoni.