CIVITANOVA MARCHE- Pienone per Paolo Ruffini al cine-teatro Rossini. Stavolta l’attore e sceneggiatore toscano non ha potuto ringraziare uno ad uno i componenti del pubblico come successo in un’altra occasione immortalata da lui stesso e condivisa sul proprio profilo social. La sala, ieri sera 7 novembre, era gremita – la stima parla di oltre settecento presenti – per la visione del film ‘Ragazzaccio’, seguita dal dibattito con il regista.
Ad introdurre la serata, l’esperto di cinema Michele Fofi, poi l’intervento del sindaco Fabrizio Ciarapica che ha ricordato i momenti più tristi della pandemia anticipando i temi principali della serata e del film: l’isolamento dei giovani durante il lockdown, il bullismo, le famiglie.
La pellicola racconta la storia di Mattia Silvetti, uno studente di un liceo romano alle prese con l’avvento del Covid19. Mattia è un bulletto, che interrompe le video lezioni con le sue bravate ed irride i compagni più fragili, tra cui anche un disabile. Innamoratosi di un’altra liceale, riesce a trovare la chiave di svolta della sua vita.
Il dibattito
Al termine della visione, è intervenuto Paolo Ruffini, che dopo aver intrattenuto il dibattito con Fofi, si è concesso alle domande del pubblico. Forte è stato l’interessamento dei giovanissimi, di età compresa tra i tredici e quattordici anni: tra gli interrogativi posti all’attore livornese richieste di consigli su quale azioni da compiere per diventare registi e curiosità in merito alle emozioni che si provano durante la montatura di un film.
Un teenager di 14 anni ha chiesto a Ruffini quale fosse la strada per diventare un bravo regista. La risposta dell’attore livornese: «Quando ero piccolo sognavo di fare cinema, ho iniziato e mi sono ritrovato al botteghino a strappare i biglietti. Lì ho capito che avrei dovuto studiare e coltivare un interesse specifico. Così ho iniziato a sognare di fare il regista e ora mi ritrovo qui, a parlare in questa splendida sala». Sul dibattito in merito a cosa serva studiare i classici della letteratura italiana, lo sceneggiatore livornese ha asserito: «dirò una banalità, ma studiare Manzoni ti rende libero. Ti fa pensare meglio, parlare meglio, votare meglio ed essere un uomo libero. A scuola forse non te lo dicono, rispondendoti ‘perché sì’. Ma è questo in realtà il motivo per cui bisogna studiare».