CIVITANOVA – Si sarebbe fatta consegnare dai 5 ai 10 euro per rilasciare ai pazienti del Reparto di Radiologia dell’ospedale di Civitanova il cd con i risultati degli esami clinici a cui si erano sottoposti. È finita a processo per truffa una ex dipendente di 58 anni, ma lei, attraverso i suoi legali, gli avvocati Roberto Meriggi e Maria Grazia Barbabella, respinge ogni addebito.
Nell’udienza di oggi del processo a carico della civitanovese (aperto lo scorso marzo in Tribunale a Macerata davanti al giudice Vittoria Lupi e al pubblico ministero Emanuela Bruno), sono stati sentiti due testimoni dell’accusa: un carabiniere che aveva effettuato le indagini e la responsabile del Reparto di Radiologia.
Secondo la ricostruzione accusatoria la donna che all’epoca dei fatti, ovvero il 2019, era assistente amministrativa addetta alla segreteria del Reparto di Radiologia dell’ospedale di Civitanova, avrebbe detto ai pazienti o ai loro parenti che si erano recati in nosocomio per ritirare i referti, di essere legittimata alla consegna dei cd con la documentazione clinica e per consegnarli avrebbe chiesto dai 5 ai 10 euro. Il caso venne alla luce dopo una serie di segnalazioni fatte dai pazienti che ottenevano sì i cd ma senza alcuna ricevuta.
La vicenda quindi finì all’attenzione della direzione ospedaliera che avviò prima un accertamento interno e poi un procedimento disciplinare a carico della donna che venne licenziata. Allo stesso tempo il caso fu segnalato alla Procura di Macerata per quanto di competenza e a carico della civitanovese venne aperto un procedimento penale per truffa.
«Il licenziamento è stato impugnato ed ora è pendente il procedimento davanti al giudice del lavoro – hanno puntualizzato i legali –. In merito alle accuse la signora è assolutamente estranea agli addebiti che le vengono contestati. Anche la responsabile di Radiologia sentita oggi in aula ha detto che la nostra assistita era un’impiegata molto efficiente dal comportamento esemplare». L’Asur Marche è parte civile con l’avvocato Angelo Borrelli del foro di Ancona, secondo l’accusa, infatti, sarebbero stati diversi i pazienti ingannati dall’allora dipendente così come l’Asur 3 Macerata che non avrebbe incassato i proventi del rilascio della documentazione.