MACERATA – Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Arma dei Carabinieri è uno dei principali baluardi nel territorio per il contrasto alla violenza di genere e la tutela delle vittime.
Ne parliamo con il Maggiore Giulia Maggi, Comandante della Compagnia Carabinieri di Tolentino, con il Maresciallo Giorgia Melillo, Comandante della Stazione Carabinieri di Fiastra e con il Carabiniere Sara Roma, addetta alla Stazione Carabinieri di Macerata.
Maggiore Giulia Maggi
«Sono sposata e ho una bambina di 11 anni. Dopo la laurea in giurisprudenza e la pratica forense, sono entrata nell’Arma dei Carabinieri e ho fatto servizio nel Lazio, poi in Umbria e nelle Marche e dal 2021 sono il Comandante della Compagnia Carabinieri di Tolentino. La scelta di intraprendere questo percorso, sicuramente ha origine nel desiderio di spendersi per gli altri, nel senso della giustizia e nell’ancestrale attitudine a proteggere i più deboli. Sicuramente la tutela delle vittime vulnerabili è una priorità dell’Arma dei Carabinieri che ho sposato con totale convinzione… la convinzione che si possa fare molto per aiutare le donne e i loro figli e per combattere un fenomeno terribile, spesso invisibile e trasversale, ma di fronte al quale uomini e donne dell’Arma dei Carabinieri sono sempre più preparati e determinati, nella consapevolezza della devastazione sociale che questo tipo di violenza comporta oggi».
Quali sono, in concreto, i campanelli di allarme che le potenziali vittime possono cogliere?
«Il cosiddetto campanello d’allarme per definizione è un segnale anticipatore di un evento spiacevole. Per questo motivo dovremmo considerare quali campanelli di allarme tutti quegli atteggiamenti volti a denigrare, mettere in difficoltà e incidere negativamente sull’autostima, fino ad arrivare all’estrema ratio della violenza in senso fisico, che poi è quella tangibile e più facilmente riconoscibile. La violenza ha molte sfaccettature e può essere oltre che fisica, anche morale, psicologica ed economica. Può manifestarsi sotto forma di ricatto, intimidazione, vittimismo e privazione e in nessuno di questi casi può essere sottovalutata».
Ci parla della Sua esperienza quale Comandante di Compagnia?
«In questo territorio mi ha colpito subito una caratteristica della cittadinanza… la consapevolezza! Ho trovato una popolazione che ha il profondo desiderio di collaborare e dare il proprio contributo in questo delicato settore. La rete istituzionale funziona… Magistratura, Forze di Polizia, assistenti sociali dei Comuni, associazioni e scuole… vi è fortissima collaborazione e desiderio di fare anche informazione e prevenzione ….non solo il 25 novembre».
Si è parlato spesso di “stanze tutte per sé” all’interno di alcune caserme dell’Arma. Cosa sono?
«Ricordo con emozione l’inaugurazione della “Stanza tutta per sé”, donata ai Carabinieri di Tolentino dal Soroptimist Club di Macerata. Quel 5 novembre 2022, dopo un mese di campagna di informazione, sono venuti in caserma i rappresentanti degli studenti di tutte le scuole, indossando un nastro o un capo di abbigliamento arancione, a testimonianza della volontà di cambiamento e di contrasto a questo terribile fenomeno. La stanza tutta per sé è un ambiente protetto, neutro ed attrezzato per l’audizione di vittime vulnerabili, come ad esempio donne che hanno vissuto episodi di maltrattamento o minori, anch’essi spettatori o vittime di condotte violente. Queste stanze sono ubicate all’interno di molti comandi dell’Arma e nulla hanno a che fare con l’ambiente tipico di un “ufficio”: al loro interno infatti, sono presenti quadri colorati, giocattoli, cuscini e poltrone, oltre ai necessari strumenti di videoripresa utili per l’ascolto protetto. In questo ambiente, scevro di ogni rimando all’arredamento tipico di una caserma dei Carabinieri, è possibile mettere maggiormente a suo agio la persona da ascoltare ed entrare in empatia con lei».
Esiste un modo adeguato per comportarsi con una vittima di violenza?
«Sebbene ogni Carabiniere venga formato dal punto di vista tecnico-professionale per fronteggiare ogni situazione, non è mai facile approcciare con una persona vittima di violenza, che si trovi quindi in uno stato di vulnerabilità. In questo caso più che mai quindi è necessario affinare e fare leva sulle proprie doti di empatia e delicatezza, ascoltando attentamente sia quanto viene esplicitamente detto, tanti prestando attenzione alle “parole non dette”. Spesso infatti dietro ciò che non viene raccontato, ma che viene lasciato intendere tramite uno sguardo o un gesto, è possibile cogliere la vastità delle emozioni vissute da chi ci sta chiedendo aiuto e sta riponendo in noi speranza e fiducia. Questa è la sfida più grande: non deludere queste aspettative».
Maresciallo Giorgia Melillo
«Ho 27 anni e vengo dalla provincia di Bari. Da luglio 2023 sono il Comandante della Stazione Carabinieri di Fiastra, una piccola comunità che mi permette di conoscere personalmente quasi tutti i cittadini nonostante sia trascorso poco tempo dal mio arrivo a Fiastra. Il mio ruolo di Comandante di Stazione mi permette di instaurare e mantenere rapporti diretti con chi necessita di aiuto».
Quello della violenza di genere è un fenomeno attuale che si ripete con preoccupante frequenza. Quali sono gli strumenti che, secondo la sua esperienza professionale, sarebbe opportuno adottare per prevenirlo e contrastarlo efficacemente?
«Il fenomeno della violenza di genere è di natura “trasversale” e trova terreno fertile in egual misura su tutto il territorio nazionale, anche se con connotazioni differenti in base al tessuto sociale e cultura di riferimento. Considerato proprio questa eterogeneità, è difficile stabilire quali siano gli strumenti più idonei per contrastarlo. Sicuramente, al fine di arginarlo e contenerlo, è necessario che tutte le Istituzioni operino in sinergia, promuovendo campagne di sensibilizzazione su questo tema, coinvolgendo tutte le fasce di età e a tutti i livelli la popolazione. Un consiglio che posso dare alle vittime di violenza è quello di parlare e di confidarsi con qualcuno, perché dare voce a ciò che si prova e si subisce è il primo passo per riconoscere che tante volte quello che credono sia amore, non lo è affatto. Dalle mie esperienze, mi sono resa conto che molte donne, specialmente le più giovani, si sentono colpevoli di quello che accade loro, riconoscendo come normali comportamenti violenti e aggressivi da parte di coloro che dovrebbero volere il loro bene. E’ necessario inoltre che di questa tematica si parli costantemente in modo che le vittime non vadano mai dimenticate e che la loro esperienza sia di testimonianza e di ispirazione sia per le opere di prevenzione, sia per decidere di farsi avanti e denunciare eventuali torti e violenze subiti».
Cosa succede dopo la denuncia?
«Già nelle prime fasi del suo accesso in caserma la vittima di violenza verrà messa nelle migliori condizioni sia di raccontare la propria storia, sia di essere ascoltata, compresa e supportata, mediante l’ascolto in locali dedicati e la presenza di personale che saprà metterla a suo agio. Durante la denuncia le verranno illustrate tutte le fasi successive alle quali andrà incontro dopo aver compiuto questo importante passo e le verrà ribadito che non sarà lasciata da sola e che verrà seguita in ogni fase, che consisterà anche nel metterla in contatto con strutture apposite sul territorio quali per esempio località protette e Centri di Accoglienza. La fase di denuncia è quanto mai necessaria per iniziare un difficile ma necessario processo che porterà ad una rinascita, e al ritrovamento della serenità perduta».
Carabiniere Sara Roma
«Sono il Carabiniere Sara Roma, ho 25 anni e sono originaria della provincia di Lecce ed effettiva al Comando Stazione Carabinieri di Macerata dove presto servizio da circa due anni».
Quando una donna dovrebbe chiedere aiuto e a chi dovrebbe rivolgersi?
«Una donna, o comunque una vittima di violenza, può rivolgersi all’Arma dei Carabinieri in qualsiasi momento e in ogni evenienza, non solo in casi estremi, nei quali teme per la sua incolumità e per la sua sicurezza. Tutte le caserme presenti sul territorio devono essere un punto di riferimento, anche solo per chiedere un consiglio e per confrontarsi con qualcuno che sia disposto e propenso al dialogo e all’ascolto, in modo tale da poter prevenire già sul nascere eventuali situazioni di disagio e di pericolo e consentire un intervento tempestivo ed efficace. In quest’ottica l’invito di ogni Carabiniere e più che mai quello di non isolarsi o cercare di risolvere da soli i problemi ma, al contrario, di riporre nella Benemerita la fiducia necessaria per farsi guidare con consapevolezza in tutte le fasi della denuncia, sia nell’immediato che nelle fasi successive, non meno importanti e delicate, durante le quali comunque non verrà mai lasciata da sola né abbandonata a sé stessa».
Car. Roma, qual è il momento in cui la presunta vittima non può più rimandare?
«La presunta vittima non può più rimandare proprio quando acquisisce la consapevolezza di essere una “vittima”. Quando inevitabilmente si interiorizza la consapevolezza che un atteggiamento, un’attenzione o un gesto non ci facciano più sentire adeguati, protetti e sicuri, in automatico non possiamo più attendere; in questi casi non si può parlare di “prima volta”. La prima volta di uno schiaffo, di una privazione o di una mortificazione non può e non deve esistere. Una volta è già abbastanza. Una volta non dovrebbe esistere, ma, laddove esistesse, deve essere l’ultima».