FERMO – Anche il settore moda, in questo momento di grande stallo, subisce un duro colpo come molte altre realtà che continuano a produrre il nostro Made in Italy. «Purtroppo ci troviamo in una situazione di stand-by; non giudico al momento l’operato di chi governa perché credo ci troviamo davanti a un’emergenza generale però, per un’azienda come la nostra, stare fermi un mese, comporta non solo la perdita di una stagione ma di ben tre stagioni, perché dietro c’è un anno di lavoro». A parlare è Lara Santini dell’azienda Ideal Suole di Sant’Elpidio a Mare.
«A oggi non sappiamo ancora se martedì alcune fabbriche dovranno ripartire; anche lì ci sono tante grandi incognite. Quali sono le tempistiche? Come ripartire? Quali accorgimenti adottare? Ormai siamo a venerdì, ci sono nel mezzo le festività pasquali, e non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione – aggiunge -. E poi ancora potranno ripartire tutte le regioni? Noi lavoriamo sia con il Nord sia con il Sud ed è importante sapere come ci dovremo comportare e se ci potremmo spostare o meno per le consegne. Abbiamo 30 dipendenti e dobbiamo avvisarli in tempo e adoperarci in anticipo per farli lavorare in sicurezza; al momento però non ci è dato sapere nulla».
Proprio le piccole e medie imprese del settore moda, in questo momento di grande emergenza, hanno dimostrato di esserci riconvertendo le loro produzioni per dare il loro contributo. «Le imprese – ha commentato il presidente di Cna Fermo Paolo Silenzi – hanno messo in campo competenze, flessibilità, relazioni sociali e valori etici. Questo tessuto economico, fatto di piccole e micro aziende, ha manifestato il valore della filiera produttiva, del manifatturiero e del Made in Italy. Un sistema moda che oggi è gravemente bloccato: sono state cancellate o posticipate tante occasioni di presentazione delle prossime collezioni, le produzioni sono a rischio e gli insoluti stanno pesando enormemente sull’intera filiera. Bisogna pensare già da ora ad affiancare alla strategia sanitaria una strategia economica per la ripartenza».
«Come Cna – ha aggiunto Silenzi – chiediamo al Governo una strategia di lungo periodo, che predisponga le condizioni per un protagonismo del Made in Italy nello scenario internazionale. Sostegno alla liquidità, all’occupazione, riapertura graduale delle aziende e in condizioni di sicurezza, programmazione del ritorno sui mercati sono elementi fondanti della ripartenza».
«Stiamo parlando della stessa filiera della moda che fino a poche settimane fa vedeva uno spiraglio nei bandi dell’area di crisi complessa – ha ricordato Alessandro Migliore, direttore generale Cna Fermo e responsabile Federmoda per Fermo e Macerata -, una conquista importante che sembra un granello di sabbia rispetto alla situazione attuale».
I vertici Cna hanno condiviso la preoccupazione per il settore con la presidente della Provincia di Fermo Moira Canigola, referente del Tavolo per la Competitività e lo Sviluppo del Fermano. «Il rischio è che vada perso il lavoro degli ultimi due anni sul fronte area di crisi e che, insieme a grandi opportunità, sfumi un intero distretto» l’allarme di Silenzi e Migliore.
«Per rimettere in moto la macchina, senza perdere pezzi, la cassa integrazione deve essere estesa anche al periodo post emergenziale, perché sappiamo bene che i livelli di produzione non saranno gli stessi di prima – osservano -. Va garantita liquidità alle imprese, con garanzia pubblica al 100%, e vanno favoriti processi di internazionalizzazione, anche per micro e piccole imprese, a costo zero, insieme ad un’importante e mirata comunicazione di valorizzazione del Made in Italy. A questo si aggiungano un piano di incentivi per la prototipazione, per le collezioni da promuovere all’estero e una tassazione certa e permanente per tutti, con sanzioni severe per chi evade».