MACERATA – Corsa alle mascherine, paura e qualche episodio di intolleranza. Tutta Italia deve lottare, in questi giorni, con l’isteria dovuta al CoronaVirus. Psicosi anche a Macerata, dove c’è stata una drastica diminuzione degli eventi legati all’Istituto Confucio dell’Univesità di Macerata.
Abbiamo per questo fatto il punto della situazione insieme al direttore dell’Istituto, Giorgio Trentin. L’istituto, inaugurato nel 2011 sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, nasce dalla collaborazione tra l’Università di Macerata, l’Università Normale di Pechino e l’Hanban, l’ufficio per la promozione della lingua e della cultura cinese del Ministero dell’Istruzione Cinese. L’Istituto Confucio rappresenta un punto di incontro tra le due culture, quella cinese e quella italiana.
Dal punto di vista sociale possiamo dire che, «per ora, la situazione è molto contenuta e sotto controllo e non si registrano casi di difficoltà particolare per i nostri docenti – ha spiegato il direttore Giorgio Trentin -. Certo è che c’è una sensazione di psicosi nelle persone anche se non si sono registrati, fortunatamente, dei casi di intolleranza. Si respira però un clima particolare anche nelle nostre attività e proprio per questo c’è bisogno della massima attenzione e responsabilità possibili da parte di tutti».
«Molte iniziative che avevamo programmato con alcuni istituti scolastici le abbiamo comunque rinviate facendo appello alla sensibilità di tutti nel voler aspettare qualche giorno – ha continuato il direttore -. Comprendiamo benissimo la scelta dei dirigenti degli istituti scolastici nel voler rimandare gli incontri vista la situazione molto delicata e particolare. Si tratta di misure di precauzione volte a evitare il malcontento generale e per evitare che l’irrazionalità rischi di prevalere sul buonsenso».
«Quando ci sono stati i festeggiamenti del Capodanno cinese, anche in un’ottica di sensibilità, temevamo che Macerata rimanesse a casa ma così non è e abbiamo riempito le vie della città: questo è stato un bel segnale – ha osservato Trentin -. Il primo obiettivo per noi ora è di riportare a casa tutti i ragazzi che sono in Cina con le borse di studio; abbiamo anche una studentessa proprio a Wuhan che rientrerà con il volo di Stato di lunedì mattina a Roma».
Anche per il direttore Trentin l’invito è quello di non farsi prendere da allarmismi che potrebbero degenerare. Proprio ieri, intervistando alcuni commercianti e ristoratori cinesi, abbiamo trovato una popolazione “diffidente” e che decide rispondere con il silenzio agli infondati allarmismi. «Parliamo di un popolo che, sin dell’Ottocento, passando dagli Stati Uniti fino all’Europa, è stato spesso additato con una accezione negativa. I cinesi fanno comunità in silenzio e questa è una sorta di cultura di difesa silenziosa in un ambiente che, oggi maggiormente, li percepisce ostili. La paura di essere nuovamente additati c’è e ricordiamo che ogni comunità è formata da realtà complesse e articolare in cui basta una scintilla per creare il caos. Una situazione che tutto vorremmo evitare».