MACERATA – Fallimento Parima Macerata, condannati due imprenditori. La sentenza è stata emessa ieri mattina, 9 settembre, dal gup del Tribunale di Macerata, Domenico Potetti, che ha condannato l’allora amministratore unico e il presidente di un’azienda concorrente che ne aveva acquistato il 50% del capitale sociale.
La Parima Macerata era stato il panificio storico maceratese, nata nel 1969, da allora aveva realizzato pane e prodotti da forno nello stabilimento di contrada Mozzavinci, fino al 2013. A luglio di sette anni fa, infatti, i 24 dipendenti trovarono i cancelli chiusi e quattro mesi più tardi il Tribunale ne dichiarò il fallimento. Ne seguì un’inchiesta della procura che individuò presunte condotte illecite nella gestione dell’azienda. L’amministratore unico (dal 2007 fino al fallimento) G.B., 52 anni di Montefano e L.G., 51enne jesino, presidente del Cda della società Gastreghini srl, all’epoca detentrice del 50% del capitale sociale della Parima Macerata, finirono sotto inchiesta a vario titolo per bancarotta.
L’accusa mossa nei loro confronti era di aver sviato i clienti della Parima srl – società confluita nella Parima Macerata srl – verso la società concorrente Gastreghini. Come? La Parima Macerata raccoglieva gli ordini ma la produzione reale veniva effettuata dalla Gastreghini che poi fatturava direttamente la vendita dei prodotti alla clientela. Non solo. Per l’accusa entrambi gli imprenditori a ottobre del 2005 avrebbero registrato all’Ufficio italiano brevetti e marchi, il marchio già depositato dalla Parima e non rinnovato, che sarebbe stato poi utilizzato dalla Gastreghini srl. Così facendo avrebbero determinato la parziale distruzione dell’avviamento commerciale della società Parima Macerata quantificato in circa 106 mila euro. Ancora, secondo la procura, in prossimità del fallimento avrebbero distratto diversi beni strumentali che sarebbero stati trasferiti alla Gastreghini srl e non restituiti alla curatela fallimentare. Solo a G.B. veniva anche contestato di aver distratto ulteriori beni strumentali di proprietà della Parima che non erano stati né rinvenuti né riconsegnati alla società affittante.
Ieri, dunque, la discussione con rito abbreviato. Il pubblico ministero Enrico Barbieri ha chiesto la condanna di entrambi gli imputati a due anni di reclusione, il gup ha condannato G.B. a un anno, quattro mesi e dieci giorni di reclusione e L.G. a un anno e quattro mesi. Per entrambi è stata disposta la sospensione condizionale della pena. Il primo è difeso dall’avvocato Laura Ricci, il secondo dagli avvocati Doriano e Gabriella Gabrielli. La curatela fallimentare, invece, era parte civile con l’avvocato Gerardo Pizzirusso.