Macerata

Crisi del comparto moda e calo dell’export, Confartigianato Macerata: «Rischio licenziamenti»

Appello al governo affinché metta in campo interventi immediati per sostenere le imprese del comparto. «È il momento giusto per mettere i territori in condizione di poter sopravvivere»

MACERATA – «La totale cancellazione del mercato russo è un gravissimo problema, basti solo pensare che copriva per alcune imprese anche l’80% della produzione. La Russia rappresentava un export cruciale, amante del Made in Italy, dove quindi era “facile” per noi operare. Ora stiamo riorganizzandoci ma, purtroppo, questo non avverrà nel breve periodo, perché i nostri prodotti sono di alta fascia e di elevata capacità manifatturiera, con veri brand stimati all’estero: servono quindi buyer capaci di apprezzare la nostra qualità». Il grido di allarme è stato lanciato ieri pomeriggio, giovedì 14, da Moira Amaranti, presidente regionale Confartigianato Moda, nel corso del convegno dal titolo “Moda, come affrontare la crisi russo-ucraina. Progetti, strategie e programmi per superare l’emergenza”, organizzato da Confartigianato imprese per far incontrare le imprese del territorio con la politica, a cui stato chiesto un sostegno. Presenti, infatti, oltre ai referenti dell’associazione anche gli onorevoli Mauro Lucentini, Mirella Emiliozzi, Lucia Albano, i senatori Giuliano Pazzaglini, Francesco Verducci, il presidente della Provincia Sandro Parcaroli e il sindaco di Monte San Giusto, Andrea Gentili.

Nel corso del convegno è stato illustrato come la guerra in Ucraina abbia ripercussioni determinati sul comparto moda marchigiano, dato che le Marche sono la seconda regione in Italia per peso dell’export della moda in Russia sul valore aggiunto regionale, pari allo 0,30%: A livello provinciale, la moda registra una diminuzione generalizzata rispetto al precrisi del 2019, anche se le province di Pesaro e Urbino con il -5,7% e di Macerata con il -9,9% mantengono la flessione al di sotto della doppia cifra percentuale. Ancona è al -18,8%, Ascoli Piceno -24,5%, Fermo -23,5%. Tra le province più esposte per l’export sul mercato russo, c’è Fermo con 1,47% del valore aggiunto prodotto sul territorio, poi Macerata con 0,52%, Ascoli Piceno con lo 0,13% del valore aggiunto, Ancona con lo 0,06% e Pesaro e Urbino con lo 0,05%. La moda resta comunque il primo comparto per esportazioni in Russia delle Marche, con vendite nel 2021 pari a 115,6 milioni di euro (37,6% del totale).

Moda Marche, alcuni numeri

Le aziende attive nel settore moda nelle Marche sono 5.387, in diminuzione del 5,7% rispetto al 2019, pari a 328 imprese in meno; le diminuzioni oltre la media si registrano a Fermo con il -6,7% (pari a 157 imprese in meno) e a Macerata con il -8,3% (125 imprese in meno), Ancona con il -2,7% (20 imprese in meno), Pesaro e Urbino con il -2,4% (16 imprese in meno) e Ascoli Piceno con il -2,1% (10 imprese in meno). Dal punto di vista dell’occupazione la quota degli addetti delle piccole e medie imprese della moda nelle Marche è il 5,5%.

«Ora c’è anche il rischio licenziamenti: gli imprenditori non vogliono arrivare a tanto, ma devono mantenere una data capacità produttiva – ha aggiunto Amaranti -. Ai rappresentanti della politica chiediamo di ascoltare la nostra voce, perché abbiamo bisogno di quegli strumenti che in passato non ci sono stati concessi. Ora le nostre aziende stanno subendo le sanzioni, quindi speriamo sia il momento giusto per orientarci verso una decontribuzione del costo del lavoro, una diminuzione dei costi di tipo fiscale e una moratoria sui finanziamenti. Le aziende si sono già indebitate per la pandemia, ora non possono ulteriormente indebolirsi. Bisogna alleggerire il peso, trovando strumenti per nuova liquidità».

«È il momento giusto per mettere i territori in condizione di poter sopravvivere – ha incalzato Fabio Pietrella, presidente nazionale della moda di Confartigianato -. Il futuro è incerto, i risultati dipendono da politiche nazionali. Servono, intanto, risorse urgenti sul medio periodo, sistematiche, perché per andare oltre a questa crisi non bastano contributi “usa e getta”».