Macerata

Cingoli, un presunto debito di 3.000 euro poi la sparatoria in strada: pastore ai domiciliari

Lui e un tunisino sono accusati di tentato omicidio. L'inseguimento risale al 25 novembre scorso, la vittima è un tunisino irregolare colpito alla schiena

CINGOLI – Inseguimento e spari, arrestato un pastore sardo, si cerca un tunisino. Entrambi sono accusati di tentato omicidio e porto illegale di armi.

L’ordinanza disposta dal gip Claudio Bonifazi su richiesta del pm Rosanna Buccini è stata eseguita nelle prime ore del 29 giugno scorso nel comune di Staffolo (An) dai militari del Nor – Sezione operativa della Compagnia di Macerata e della Stazione di Cingoli, supportati dai colleghi della locale Stazione di Staffolo. La vicenda risale al 25 novembre scorso quando un tunisino irregolare fu portato al pronto soccorso dell’ospedale di Cingoli per una ferita da arma da fuoco alla schiena (fu poi trasportato a Torrette e sottoposto a intervento chirurgico). In ospedale i militari appresero che la vittima era in auto con altri quattro connazionali e a Cingoli era stato raggiunto da uno dei due colpi di fucile sparati da un furgoncino che si era dileguato subito dopo l’assalto.

In base a quanto ricostruito successivamente alla base dell’aggressione c’era un presunto debito di 3.000 euro che il pastore di origine sarda (e da tanti anni stanziato a Staffolo) avrebbe avuto nei confronti di uno dei cinque tunisini.
Per gli investigatori il debito era riconducibile all’attività lavorativa dell’agricoltore che avrebbe effettuato assunzioni fittizie di stranieri per le esigenze della sua azienda agricola e di ovinicoltura per ottenere la cassa agricola e le somme previste dai decreti-flussi. Agli stranieri avrebbe quindi chiesto somme di denaro quale compenso per “l’irrituale” procedura e agli stranieri avrebbe così consentito di ottenere il permesso di soggiorno.

Una di queste assunzioni false, richiesta da uno dei cinque tunisini per un parente e per la quale avrebbe versato 3.000 euro, non era andata a buon fine e la somma non sarebbe stata restituita. Per ritorsione il tunisino avrebbe danneggiato la macchina dell’agricoltore, scatenando la reazione sua e del coindagato. I due infatti si sarebbero messi in auto alla ricerca dei cinque tunisini, li avrebbero raggiunti a Cingoli e lì il tunisino avrebbe sparato due colpi di fucile. Secondo la ricostruzione della procura i colpi erano diretti al tunisino che era alla guida, invece era stato colpito l’extracomunitario che era seduto dietro di lui.

Per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti sono stati eseguiti accertamenti tecnico – scientifici (con rilievi tecnici da parte del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Macerata e di esami irripetibili svolti dalla Sezione investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Ancona).
Una volta identificati i due responsabili, i militari li hanno ricercati nelle rispettive abitazioni, non trovando però lo straniero che nel frattempo aveva già fatto perdere le proprie tracce. Nel luogo di dimora del tunisino sono stati ritrovati un fucile da caccia cal. 12 e 22 cartucce dello stesso calibro. L’imprenditore, invece, è stato trovato in possesso del furgoncino utilizzato per l’inseguimento che è stato sequestrato e affidato in custodia giudiziale per successive analisi scientifiche.

Le indagini che si sono protratte nel corso dei mesi passati sono state svolte anche con attività tecnica come intercettazioni telefoniche e analisi dei tabulati telefonici che hanno consentito di raccogliere numerosi elementi di prova sia in relazione alle modalità dell’aggressione sia in merito al movente.

Al termine delle formalità di rito, il pastore è stato posto in regime di arresti domiciliari.
Giovedì comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, ma lui nega ogni addebito. Sono tutt’ora in corso le ricerche dell’altro responsabile, al momento irreperibile.

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