PORTO RECANATI – Agli arresti domiciliari da poco più di un mese, distrugge il braccialetto elettronico e scappa. Oggi un tunisino di 36 anni è stato condannato a cinque mesi e 20 giorni di reclusione per danneggiamento ed evasione. La vicenda risale a quattro anni fa. Erano circa le 2 del 10 settembre del 2020 quando alla centrale operativa dei carabinieri della Compagnia di Civitanova era scattato l’allarme collegato al dispositivo elettronico indossato da un tunisino ai domiciliari a Porto Recanati. Nei confronti dello straniero, a fine luglio di quell’anno era stata emessa la misura cautelare dei domiciliari con braccialetto elettronico nella sua abitazione al River Village di Porto Recanati.
Sul posto nel giro di pochissimo era intervenuta una pattuglia della Stazione di Potenza Picena che raggiunse l’appartamento trovando la porta aperta, la casa vuota, sul tavolo del soggiorno il braccialetto elettronico tagliato e poco distante una forbice da potatura. Finito sotto processo, oggi in collegamento dal carcere il 36enne, difeso dall’avvocato Vanni Vecchioli, si è giustificato dicendo che poco prima di quei fatti era morto il padre ed era andato al suo Paese. Poi si è celebrata la discussione: il pubblico ministero Francesca D’Arienzo ha chiesto la condanna a un anno di reclusione, il giudice Federico Simonelli lo ha condannato a cinque mesi e 20 giorni.