MACERATA – «I rapporti tra noi erano buoni, addirittura affettuosi». È quanto ha detto oggi Zudi Jasharovski,
25 anni, operaio di origini albanesi di San Severino Marche, oggi davanti alla corte d’assise del tribunale di Macerata. È imputato per l’omicidio preterintenzionale del 50enne fermano, Lorenzo Rosati, morto il 28 maggio 2021, nel carcere di Fermo.
Oggi in aula sono stati sentiti, oltre al 25enne, anche il medico legale Roberto Scendoni, consulente della parte civile, il direttore del carcere di Fermo, il medico del carcere e un agente di polizia penitenziaria.
«In cella i rapporti erano buoni con Rosati, addirittura affettuosi – ha spiegato l’avvocato Vando Scheggia che difende l’imputato insieme all’avvocato Marielvia Valeri –. La vita in cella si svolgeva tranquillamente, secondo l’esame che ha reso il mio assistito. Oggi è stato sentito anche il medico del carcere che ha visitato Rosati. Ci ha parlato e ha chiesto se fosse stato menato. Lui ha detto di no».
L’imputato ha negato ogni accusa. Ad accusarlo era stato un compagno di cella. «Il medico legale Scendoni ha riferito che la lesione alla milza potrebbe essere compatibile con un pugno o un cazzotto», ha spiegato l’avvocato Marco Melappioni, che insieme al collega Marco Murru assiste i familiari di Rosati, la madre e i fratelli, che si sono costituiti parte civile al processo.
Il processo è stato rinviato al 30 gennaio prossimo per la chiusura della fase istruttoria.