USSITA – Operai sfruttati nei cantieri della ricostruzione post sisma, un romeno condannato a due anni e un mese per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e omissione di soccorso. Assolte due aziende, Gips e Consorzio Arcale, chiamate in causa come responsabili civili. Reato prescritto per il rappresentante legale di una ditta.
I fatti erano avvenuti nei cantieri di Ussita, Visso e di Pieve Torina, tra settembre e dicembre 2017. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Francesca D’Arienzo, il romeno, in qualità di titolare di propria impresa individuale, avrebbe reclutato sette operai romeni e altri tredici lavoratori rimasti sconosciuti, impiegandoli per l’esecuzione dei lavori di costruzione delle soluzioni abitative provvisorie, le cosiddette Sae, nei Comuni di Pieve Torina, Visso ed Ussita, facendoli lavorare dalle 6.30 alle 19, con una pausa di circa mezz’ora per pranzo, senza il riposo domenicale, con una paga di circa 50 euro giornaliere versata a fine mese e senza una idonea sistemazione.
Al romeno era anche stata contestata la violenza privata, perché avrebbe costretto un operaio, scivolato in un cantiere ad Ussita e rimasto ferito ad una caviglia, a non recarsi in ospedale dietro la minaccia che se lo avesse fatto non avrebbe ricevuto retribuzione.
L’uomo, difeso dall’avvocato Antonio Renis, è stato condannato dal giudice Domenico Potetti a due anni e un mese per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e omissione di soccorso, mentre è stato assolto per violenza privata. Per l’accusa di aver svolto lavori di costruzioni senza autorizzazioni della autorità competente, in concorso con il rappresentate legale di una ditta, è stata dichiarata la prescrizione del reato.
Nel processo erano stati chiamati in cause anche due consorzi, uno dei quali difeso dagli avvocati Gabriele e Massimiliano Cofanelli, che sono state prosciolte.