MACERATA – «La sfida delle università: far incontrare questi due orizzonti, quello del mondo e quello personale, perché possano dialogare, e da questo dialogo venga una crescita di umanità. Una crescita anzitutto della persona stessa dello studente, che si forma, matura in conoscenza e libertà, nella capacità di pensare e di agire, di partecipare in modo critico e creativo alla vita sociale e civile, con una propria competenza culturale e professionale». Con queste parole Papa Francesco ha benedetto questa mattina (9 maggio) a Roma la delegazione dell’Università di Macerata, ricevuta in udienza privata. In 134, tra professori e docenti, guidati dal rettore Francesco Adornato e dal direttore generale Mauro Giustozzi sono partiti da Macerata per vivere un momento unico, in cui sono stati consegnati al Pontefice anche diversi omaggi: a partire dalla foto d’epoca della squadra di calcio Club Atlético San Lorenzo di cui il Papa era tifoso, una borraccia dell’ateneo con inciso il suo nome, una maglietta di radio Rum sempre con il nome del Papa stampato sul retro e il volume “La cartografia di Matteo Ricci”, curata dal professor Filippo Mignini.
Emozionato il rettore che ha aperto il suo intervento ringraziando il Pontefice e ripercorrendo la storia dell’ateneo, ricordando anche il ruolo di padre Matteo Ricci, figlio di Macerata e di cui ricorre quest’anno il 470esimo anniversario della nascita. «Il lascito di padre Matteo Ricci, di cui il nostro ateneo ha fatto particolare tesoro, è stato quello della interculturalità, in un incontro di civiltà fino ad allora reciprocamente estranee e diffidenti. Proprio da questo humus è cresciuta la cultura dell’accoglienza della nostra Università, oggi un crogiuolo di lingue, culture, etnie, volti, esperienze di giovani studenti, dottorandi e visiting professor provenienti da tanti luoghi d’Europa e del mondo, Ucraina e Russia comprese, che ne fanno un campus internazionale incastonato nel centro storico – ha aggiunto Adornato -. Passato e futuro trovano una sintesi fruttuosa ed esemplare nella Città e nell’Università di Macerata. L’ateneo affronta la complessità del tempo presente con i saperi e il dialogo e non è indifferente, né distante, davanti alla guerra scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina. Di fronte alle distruzioni e alle tragedie provocate dal conflitto, la nostra Università si è mobilitata, promuovendo gesti di solidarietà con borse di studio a favore di studentesse e studenti ucraini che intendono iscriversi da noi e per consentire il prosieguo degli studi avviati in patria».
«La guerra in corso ha fin qui provocato l’esodo della popolazione dall’Ucraina: nella sola Italia sono ben oltre 100mila le persone arrivate in fuga dal conflitto e, tra queste moltissimi bambini, che vanno ad aggiungersi alle migliaia e migliaia di profughi che continuano a sbarcare con mezzi di fortuna sulle nostre coste dall’Africa, dal Medio Oriente e da tanti altri luoghi del mondo – ha aggiunto il rettore -. Già Seneca, in una lettera alla madre Elvia nell’anno 42 d.c., scriveva: “Non tutti hanno avuto gli stessi motivi per abbandonare la loro patria e cercarne un’altra, alcuni sfuggiti alla distruzione delle loro città e alle armi nemiche e spogliati dei loro beni si volsero verso territori altrui, altri furono costretti a emigrare per alleggerire il peso di un’eccessiva densità di popolazione, altri ancora sono stati cacciati dalla pestilenza e dai continui terremoti o da altri intollerabili flagelli […], altri infine si sono lasciati attirare dalla notizia di una terra fertile e fin troppo decantata. Com’è riportato nel documento congiunto della Conferenza episcopale italiana e della Conferenza dei rettori delle Università italiane del 2019, l’Università, fondata sulla libertà di educazione e ricerca scientifica, è un ambiente particolarmente favorevole per promuovere una cultura del dialogo, i cui requisiti sono il rispetto e l’uguaglianza. A partire dai loro valori positivi di amore, speranza e salvezza, le religioni rivestono un ruolo rilevante per gli obiettivi di cooperazione e di pace. Per questo occorre riconoscere il loro contributo alla sfera pubblica, nel quadro di rispetto e collaborazione propri del principio di laicità. Ed è questo spirito di fraternità che ci ha portati qui e che ancor più ci spinge ad essere operatori di pace. Santo Padre “la pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti!”. Sono parole Sue nel messaggio Urbi et Orbi di questa Pasqua. Sono parole che l’Università di Macerata fa proprie nel pensiero, nel cuore, nelle iniziative».
Anche il Pontefice ha ribadito la necessità, ancora di più in questo momento del dialogo. «Occorre maturare una cultura dell’incontro. E certamente l’università è un luogo privilegiato per farlo. Macerata ha dato i natali a un grande “campione” di questa cultura che è padre Matteo Ricci. E, certamente, l’università è un luogo privilegiato per fare questo incontro – ha concluso Papa Francesco -. Macerata ha dato i natali a questo grande campione: mi congratulo con voi perché non solo custodite la sua memoria e promuovete gli studi su di lui, ma cercate di attualizzare il suo esempio di dialogo interculturale. Quanto bisogno c’è oggi, a tutti i livelli, di percorrere con decisione questa strada, la strada del dialogo! Quanto i poteri del mondo sono abituati alla strada dell’esclusione, alla cultura dello scarto! No c’è bisogno del dialogo, la strada del dialogo. “Ma perdere tempo con il dialogo?”. Sì, perdere tempo perché questo poi fruttifica in modo più grande e più bello».
Presente all’udienza anche il vescovo Nazzareno Marconi che, nel pomeriggio, ha celebrato una messa di ringraziamento privata, insieme al cardinale Mauro Gambetti, con le musiche cantante dal coro dell’ateneo, diretto dal maestro Gianfranco Stortoni.