Macerata

Delitto di Montecassiano, l’estetista: «Ho visto due grossi lividi sul corpo di Rosi»

Nella quinta udienza del processo in Corte d'Assise sono stati sentiti sei testimoni tra commercianti e vicini di casa a cui la 78enne avrebbe confidato le proprie paure e le tensioni vissute dentro casa con i familiari

Il sopralluogo nella villetta di Montecassiano

MONTECASSIANO – L’estetista, il macellaio, il parrucchiere e tre vicine di casa. Sono i sei testimoni sentiti oggi in Tribunale a Macerata dai giudici della Corte d’Assise presieduta dal magistrato Andrea Belli, dal pubblico ministero Vincenzo Carusi e dai legali delle difese, gli avvocati Valentina Romagnoli per Enea Simonetti (nipote della vittima), Olindo Dionisi per Arianna Orazi (figlia della vittima) e Barbara Vecchioli per Enrico Orazi (marito).

I testimoni dell’accusa hanno riferito le confidenze che Rosina Carsetti aveva fatto loro nei mesi precedenti la morte (avvenuta la vigilia di Natale di due anni fa), da febbraio del 2020 a dicembre 2020. Il periodo coincide con l’arrivo nella villetta di Montecassiano, in cui la vittima viveva da anni con il marito, della loro figlia e del nipote. Da quel momento, hanno riferito i testimoni sentiti fino ad oggi, gli equilibri in casa sarebbero cambiati e con essi i rapporti tra gli stessi familiari diventati difficili e caratterizzati da frequenti discussioni. Rosina agli amici aveva raccontato che i familiari le avevano tolto l’auto, il cellulare e i soldi, lasciandola con 10 euro al giorno, neppure sempre, tant’è che erano spesso le amiche a prestarle i soldi, a pagarle la colazione o la spesa, ad accompagnarla in giro e a regalarle un cellulare che poi le era stato tolto. I testimoni hanno anche riferito di due episodi particolarmente violenti, uno in cui il nipote Enea avrebbe rotto un divano e Rosina aveva chiamato i carabinieri, e uno in cui a seguito di una discussione con la figlia, quest’ultima le avrebbe dato una spinta facendola cadere a terra e provocandole dei lividi a un braccio e a un fianco.  

«Rosi – ha raccontato il macellaio che dal 2017, dopo il terremoto era andato a vivere in affitto nella villetta accanto a quella degli Orazi – si lamentava che c’erano problemi dentro casa, la minacciavano sempre, una volta a un’amica disse “Se mi trovate morta non mi sono uccisa da sola ma mi hanno ammazzata”. Io temevo per la sua vita. La scala fuori dal recinto? Quella era mia è sempre stata lì, anche adesso sta lì, avevano detto che l’aveva usato il ladro per entrare». Anche un’amica ha confermato la circostanza delle tensioni in famiglia: «Rosi mi raccontava che c’erano liti frequenti con la figlia, diceva che aveva problemi alla tiroide ma non si curava, per quello era nervosa. Ho visto anche i lividi. Una settimana prima mi disse che era caduta per le scale poi mi disse che era stata spinta».

«Negli ultimi tempi – ha ricordato una vicina – si sentiva male perché la trattavano male. “Vuoi sapere cosa è successo ieri?” diceva e raccontava i dispetti subiti, la caldaia o la tv spenta, una volta disse che dovette farsi il bidet con l’acqua fredda, una volta era infreddolita perché le avevano spento i termosifoni. Qualche volta mi diceva, riferito ai familiari, “Che farà? M’ammazzerà?”, lo diceva ironizzando perché Rosi non era una persona che si piangeva addosso, era orgogliosa, ma aveva paura. Era arrabbiata per i lavori che stavano facendo in giardino, le avevano tolto degli alberi, delle piante, aveva diverse piante di Alstroemeria (giglio peruviano), le piacevano tantissimo. Si lamentava della nuova recinzione, si sentiva in gabbia, come se fosse in prigione, non c’era neanche il campanello. Si lamentava di tutti i componenti ma diceva che la figlia comandava tutti e il marito ne era succube e faceva tutto quello che lei gli diceva. Aveva appuntamento con un avvocato del centro antiviolenza, era intenzionata a dire all’avvocato di andarci giù duro».

«Io ascoltavo – ha spiegato il parrucchiere –, non le ho dato consigli. Una volta parlando del nipote disse “Questo è grande e grosso mi dà una spinta e m’ammazza”». L’ultima ad essere sentita è stata un’altra vicina di casa che viveva all’epoca a pochi metri dalla villetta di Rosina: «Quel giorno della discussione con la figlia era dolorante, le abbiamo dato il ghiaccio e ho visto i lividi. Si vedeva anche esteticamente, prima era tutta curata poi si vedeva che stava male, a me faceva soffrire questa cosa. Soffrivo per la sua situazione e tutt’oggi non mi fa star bene».