MACERATA – Lavoro, famiglia, sicurezza, ambiente, centro storico e periferie. Alta formazione e università, cultura, sport, accessibilità, viabilità, attenzione alle categorie delle persone fragili, possibilità di attingere ai fondi europei. E poi, soprattutto, che Macerata torni a essere città capoluogo recuperando una sua specificità a livello provinciale e regionale. Sono questi i principali punti del programma politico di Sandro Parcaroli, candidato sindaco di Macerata per il centrodestra. Questo pomeriggio la presentazione alla stampa, insieme alla sua coalizione.
«Questi trascorsi sono stati giorni di lavoro intenso, durante i quali ho sentito la necessità di ascoltare tutti, cittadini, associazioni di categoria, professionisti – ha esordito Parcaroli, patron di Med Store e sponsor di diverse società sportive -. Ascoltare vuol dire comprendere, osservare la realtà, imparare a capirla. Ho cercato di farlo accogliendo il punto di vista altrui, anche quando era molto lontano dal mio. È stata un’esperienza bellissima, che mi ha arricchito anche nei momenti più faticosi. Non tutti hanno compreso la scelta di prendermi più tempo di quello che la consuetudine politica suggerisce per esporlo in maniera ampia alla città, ma io non sono un uomo della politica. Io sono un uomo libero, che fa scelte dettate dal buon senso, prima di tutto. Sono fiducioso che i maceratesi lo comprenderanno».
Il candidato sindaco ha continuato: «Macerata in questi 20 anni ha perso molti dei suoi asset più importanti. Le conseguenze sono una drastica diminuzione della sua capacità attrattiva, una riduzione delle attività economiche e in particolare di quelle produttive e commerciali, un totale scollamento dalla realtà territoriale di cui è, almeno sulla carta, ancora capoluogo. I dati riferiscono di un tessuto sociale disgregato e frazionato, reso il più delle volte fragile dall’insorgere di problemi legati alla sicurezza pubblica nonostante il mirabile lavoro svolto dal questore Pignataro e dalle forze dell’ordine in questi ultimi due anni».
Poi, un inevitabile sguardo alle conseguenze del terremoto: «Sul fronte urbanistico ed edilizio le ferite del sisma che ha colpito il centro Italia e dunque anche Macerata nel 2016 non sono state ancora curate. Le opere di messa in sicurezza delle scuole, come pure quelle di altri complessi di pubblica utilità, sono ben lontane dall’essere state compiute. A quattro anni di distanza dal terremoto c’è tanto, troppo da fare sul fronte della sicurezza degli edifici e sul recupero dei beni artistici ed ecclesiali».
E poi ancora «il drastico e inesorabile calo dei residenti, le cui cause vanno ricercate, tra le altre cose, nella scarsità di servizi per i giovani, nell’insufficienza di politiche a favore delle famiglie, è un problema serio e un’emorragia gravissima, cui porre rimedio prima che diventi irreversibile – ha sottolineato Parcaroli -. Una città che non dà valore ai giovani è una città destinata a morire e quindi ho deciso di invertire la rotta, di essere l’uomo del cambiamento. Ciò che è mancato in questi 20 anni è stato un progetto politico a lungo termine. La domanda vera che un sindaco si dovrebbe porre quando si appresta a governare una città è: come voglio che sia tra 10 o 20 anni?».
Un programma, quello del candidato sindaco della coalizione di centrodestra, improntato a «un’accelerazione verso il futuro e all’eccellenza. Macerata ha un assoluto bisogno di essere amministrata da persone consapevoli della propria responsabilità, che mettano da parte mere logiche di potere, che ignorino contrapposizioni sterili e gratuite, che mantengano gli impegni assunti. Non è facile, ma se si è scelto di candidare un uomo che non ha mai fatto politica e che proviene invece dalla società civile, credo ci si aspetti soprattutto questo, favorire un cambio di mentalità generale, prima ancora del resto».
Parcaroli ha concluso con uno sguardo di prospettiva la presentazione del suo programma elettorale: «Per Macerata non c’è più tempo di lamentarsi. Occorre con umiltà mettere da parte gli antagonismi per pensare solo al bene della città, che rischia, senza un’adeguata politica di sviluppo, di essere cancellata dalla storia. Non sarò quel tipo di sindaco che distrugge a priori quello che è stato fatto dai precedenti amministratori, a meno che non costituisca un pericolo per la sicurezza pubblica o non sia comprovato che ricominciare da zero farebbe spendere meno soldi. Poiché certe opere sono state già realizzate con soldi dei contribuenti è mio dovere tenerne conto. Sarà quindi mia premura, in taluni casi, migliorarne l’efficienza o svilupparne ulteriori elementi. L’epoca dello sperpero dissennato dei soldi pubblici è finita. Sarà mio compito valorizzare l’esistente e creare ulteriori asset di sviluppo per Macerata».