Macerata

Elicottero precipitato a Cingoli: assolti i due meccanici

L'incidente avvenne l'11 novembre 2011 e causò la morte di tre persone. A distanza di nove anni dal fatto, la sentenza. Chiesta la condanna di entrambi gli imputati a due anni e sei mesi

Il tribunale di Macerata

CINGOLI – Si è chiuso oggi con due assoluzioni “perché il fatto non costituisce reato” il processo di primo grado a carico di due meccanici L.M. e D.A., accusati di disastro colposo e omicidio colposo. La tragedia da cui era scaturita l’indagine era avvenuta l’11 novembre del 2011 nella frazione Marcucci di Cingoli. Quel giorno da Roma partì un elicottero Agusta Westland con a bordo tre professionisti: Ermanno Sarra, italo-svizzero di 46 anni, ad del gruppo ospedaliero Ars Medica e due fratelli, Enrico Maria Mastroddi, avvocato, e Stefano Mastroddi, commercialista, 40enni di Roma. Il velivolo era diretto alla struttura sanitaria Villa Jolanda di Maiolati Spontini di cui Sarra era il maggiore azionista, ma all’aeroporto di Falconara il mezzo non arrivò mai, si schiantò nelle campagne di Cingoli e i tre occupanti morirono carbonizzati.

Sull’incidente la Procura di Macerata aprì un fascicolo per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente affidando a un consulente, Stefano Benassi esperto in consulenze aeronautiche, il compito di stabilire cosa fosse accaduto. Al termine degli accertamenti la procura chiuse le indagini contestando i reati di omicidio colposo e disastro colposo al capo meccanico e al meccanico della società Eliticino di Locarno (Svizzera), rispettivamente L.M. e D.A., entrambi svizzeri. Secondo la ricostruzione accusatoria, infatti, il primo avrebbe omesso di controllare il corretto operato dei lavori eseguiti nella officina dal secondo che, a sua volta, durante le operazioni di manutenzione dell’elicottero iniziate il 9 settembre 2011 e terminate sette giorni dopo, nell’effettuare la sostituzione delle bombole antincendio avrebbe invertito colposamente le connessioni elettriche della bombola estinguente #1 e della bombola estinguente #2. Secondo la ricostruzione accusatoria, durante il volo si sarebbe generato un incendio all’interno dell’elicottero e, a causa dell’inversione delle connessioni elettriche, le bombole anticendio non si sarebbero attivate.

L’avvocato Giancarlo Nascimbeni

Nel processo a carico dei due meccanici, si era costituita parte civile la sorella di Sarra, Iolanda, con gli avvocati Andrea Mieli e Paolo Cammertoni, mentre gli imputati erano difesi dall’avvocato Giancarlo Nascimbeni e dalla collega Monica Alberti di Varese, legale dell’Eliticino. Nel corso dell’istruttoria la difesa ha evidenziato alcune circostanze importanti, tra le quali il fatto che nessun testimone aveva riferito di aver visto del fumo fuoriuscire dall’elicottero prima dell’impatto, per cui l’ipotesi dell’incendio scoppiato durante il volo non sarebbe stata provata. La difesa ha poi evidenziato che sarebbe stato impossibile invertire i cavi delle bombole antincendio a causa della loro diversa lunghezza. Non solo. Nel corso dell’audizione del consulente della procura, lo stesso consulente aveva poi dichiarato che il velivolo aveva l’autonomia necessaria per raggiungere (sarebbe stata questione di minuti) il vicino aeroporto di Falconara.

Oggi il pubblico ministero Margherita Brunelli, al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna degli imputati a due anni e sei mesi di reclusione ciascuno, ma il collegio, presieduto dal giudice Daniela Bellesi, li ha assolti entrambi con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.

«Nella lunga istruttoria dibattimentale siamo riusciti a confutare l’ipotesi sviluppata dal ctu del pubblico ministero anche con l’esame fatto in udienza e grazie all’ausilio del nostro ingegnere di parte, Antonio Antolini. Resta assolutamente il grande rispetto per le vittime di questa tragedia», ha commentato l’avvocato Nascimbeni a margine dell’udienza. Tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni.

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