MACERATA – «La mia favola è cresciuta grazie alla forza e al sacrificio grazie alla mia famiglia e a mio padre. Da bambino dopo una partita in cui non mi ero impegnato, mio padre a 4-5 chilometri da casa mi fece scendere dall’auto per farmi capire che in quello sport l’impegno era fondamentale». A raccontare il suo esordio nel mondo del calcio, le emozioni di giocare con i suoi miti di sempre e le diversità rispetto al gioco di oggi è Fabrizio Ravanelli, intervenuto alla conviviale del Panathlon Club Macerata.
Cresciuto nelle giovanili del Perugia, nel 1992 è approdato alla Juventus, divenendo un’autentica leggenda, capace di infrangere record (prima cinquina bianconera in Coppa Uefa nella partita contro il Cska Sofia) e di far diventare pura moda la sua esultanza dopo il gol, che consisteva nel coprirsi la testa con la maglia di gioco e continuare a correre con le braccia divaricate. Con la Juve “Penna Bianca” in quattro anni ha conquistato 8 trofei, tra cui la Champions del ’96 in campo in tridente insieme a Vialli e Del Piero. Nella finale di Roma contro l’Ajax bellissimo il suo gol del momentaneo vantaggio, ricordato con commozione in sala dall’atleta perugino.
«Ho avuto la fortuna di conoscere a 23 anni un ambiente come quello della Juventus, un presidente come Giampiero Boniperti e uno spogliatoio incredibile. Mi sembrava di vivere una cosa non reale – ha continuato Ravanelli –, di vivere una favola. La firma del contratto, gli allenamenti in cui poter dimostrare di essere all’altezza di giocatori del calibro del mio mito Gianluca Vialli. Ho vissuto quei momenti come occasione di crescita mia personale, poi piano piano, allenamento dopo allenamento, ho preso consapevolezza e mi sono conquistato il posto. Quello che mi manca di più del calcio giocato è l’adrenalina prima delle grandi partite, quella che non fa dormire la notte, ma soprattutto lo spirito di squadra. Nel calcio attuale, rispetto a quello dei miei tempi, c’è più cura tattica, più attenzione ai dettagli, ma si è perso lo spirito di un tempo e la voglia di stare insieme. È cambiato tutto».
Durante la serata non sono mancati riferimenti al campionato attuale di serie A, apertissimo fino all’ultima giornata così come non accadeva da tempo, ma anche un pensiero affettuoso all’Ucraina e al suo popolo, conosciuto da Ravanelli in occasione dei suoi mesi da allenatore all’Arsenal Kiev. «Un grande onore poter ospitare una conviviale così partecipata e così importante. Ringrazio Fabrizio per essere qui con noi in nome dell’amicizia che ci lega da anni – ha affermato il presidente del Panathlon Club Macerata, Michele Spagnuolo -. Il calcio e lo sport significano passione, umiltà, sacrificio. Valori che hanno accompagnato Ravanelli fin da bambino, quando si andava ad allenare a Perugia in autostop. Penso che dalle sue parole dobbiamo tutti portarci a casa un insegnamento, quello di credere nei nostri sogni. Sognando e sudando tutti possiamo raggiungere grandi risultati». Nel corso della serata sono stati anche presentati i nuovi soci del club: Julia Fedorova (personal trainer e “StudioPPT” Founder), Mauro Giustozzi (direttore generale Università di Macerata), Marco Scarponi (presidente Anfass Macerata), Giovanni Tombesi (vicepresidente vicario del Coni Marche e presidente del Tennis e Padel Team di Macerata) e Fabiano Tombolini (presidente dell’associazione Tennis Macerata).