Macerata

Frustingo, il dolce marchigiano che nelle feste non manca mai: «Tradizione di famiglia»

Frustingo' o 'Frustingu' nel maceratese e nel fermano, 'Frestinghe' nell’ascolano, 'Bostrengo' a Pesaro. Ketty Iommi ci spiega la preparazione di questa pietanza tipica della nostra regione

Ketty Iommi mostra il suo Frustingo.

CIVITANOVA MARCHE- ‘Frustingo’ o ‘Frustingu‘ nel maceratese e nel fermano, ‘Frestinghe’ nell’ascolano, ‘Bostrengo’ a Pesaro. Cambiano i nomi, ma ingrediente più, ingrediente meno, la sostanza rimane la stessa. E soprattutto la magia di un dolce tipico delle Marche, presenza gradita sulle tavole imbandite a Natale e a Capodanno. «Lo facciamo da generazioni. E la bellezza sta nella condivisione», dice Ketty Iommi, dal ristorante Mandì.

Tra i vicoli del borgo marinaro, a Civitanova, ecco una storia fatta di passione e tradizione: «L’ho appreso da mia madre, prima ancora da mia nonna», spiega Iommi, «questo è il sesto anno che mi ci dedico. Ed è piacevole vedere la gente provare quello degli altri». Iommi lo prepara nel suo ristorante di Civitanova, sua madre nella rosticceria di Trodica di Morrovalle. In ogni caso, «la tradizione funziona così: ognuno ne prepara un po’ e poi ci si scambia le fette».

Ma qual è la ricetta di famiglia? «A casa lo abbiamo sempre fatto in questo modo: con le noci e le mandorle dentro il pane raffermo, il lingotto o la sapa, l’uvetta, il cacao, la liquirizia, il cioccolato, le mandorle, un po’ di farina e lasciamo che tutto maceri in un recipiente per un paio di giorni, in modo che si amalgami bene». Gli ingredienti di punta? «Certamente – afferma Iommi – il lingotto e la sapa sono i più importanti, ma anche il cacao e il cioccolato non devono mancare».

Ketty Iommi e il Frustingo.

Una preparazione che può durare svariati giorni: «Tra tutto, anche una settimana. Diciamo che una volta finito non lo rifai un’altra volta, per questo lo si prepara sempre in gran quantità». Insomma, la fretta non è certo una buona consigliera. «Da qui – prosegue – prendiamo i fichi secchi e li facciamo bollire tagliandoli grossolanamente e mescolando il tutto con il macerato. Inseriamo anche l’acqua con cui abbiamo bollito i fichi, poi aggiungiamo il caffè al e adagiamo tutto ciò su degli stampi. Ungiamo – aggiunge – la vaschetta sopra e sotto con dell’olio di girasoli, in modo che non si attacchi. Volendo possiamo decorare il tutto con noci o mandorle. Infine, inforniamo per un tempo variabile, di solito una ventina di minuti a 180 gradi, controllando bene la cottura. Ed ecco che il nostro Frustingo è pronto per essere servito». Numerose sono le varianti in giro per la regione. Nell’ascolano, ad esempio, i fichi vengono messi a bagno insieme al vino, ad Ancona invece si prepara una polenta con la farina e a Pesaro si aggiungono il riso e le pere.