Macerata

Il giallo dei Sibillini, 7mila visualizzazioni per il docufilm di Galassi: «Sarnano 44 anni dopo»

´Il posto della neve´, il regista realizzò la pellicola nel 2010: «Un assessore mi consegnò la rassegna. La lasciai sul comodino ma poi ne rimasi folgorato»

Il regista maceratese Alessandro Galassi

SARNANO (MACERATA) – Ossa sparse su 200 metri quadrati di superficie, una scena del crimine secondo gli esperti «alterata» e la storia che riavvolge il nastro dei fatti con il documentario del regista maceratese Alessandro Galassi a fare da sfondo. È stato riaperto da poco il fascicolo sulla misteriosa morte dell’ex baronessa di Rothschild, l’inglese Jeanette Bishop May, e dell’amica Gabriella Guerin. La coppia trascorse gli ultimi momenti di vita a Sarnano, in provincia di Macerata.

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Il regista maceratese Alessandro Galassi

Delle due donne si erano inspiegabilmente perse le tracce dal 29 novembre 1980. Quindi, l’elicottero dei Carabinieri che ritrova la Peugeot targata Siena a 1300 metri di quota, l’auto nascosta nella neve parcheggiata sulla carreggiata con gli sportelli chiusi e i resti di ossa che vengono rinvenuti due anni dopo, il 27 gennaio ’82 dai cacciatori Domenico Panunti e Corrado Erminia.

I protagonisti (loro malgrado) di quello che venne ribattezzato ´Il giallo dei Sibillini´, sono stati recentemente ascoltati dagli inquirenti che hanno riaperto il caso dopo 44 anni. A presentarsi alla Caserma dei carabinieri di Tolentino sarebbero stati i due cacciatori che ritrovarono le ossa delle due donne a Podalla di Fiastra e il commesso di un negozio in cui l’ex baronessa e la sua amica e assistente si erano fermate nel pomeriggio dell’80, che poi fu proprio il giorno della scomparsa. È stato ultimamente sentito pure il figlio dell’uomo che aveva ceduto la sua casa di Schito a Jeanette Bishop May e al marito Stephen Charles May.

Nel 2010, Alessandro Galassi realizzò il documentario «Il posto della neve», coprodotto da Marche Film Commission e presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2011. Quindi, acquistato da Rai Cinema e trasmesso in tv. Oggi, nel 2024, dopo sette anni dalla scadenza dei diritti, chiunque può guardarlo su Youtube. Prova ne è il fatto che in poche settimane il docufilm di Galassi ha visto un’impennata di visualizzazioni.

Galassi, cosa la spinse a realizzare un documentario su questa vicenda?
«Lavoravo già in Rai quando mi venne data dall’allora assessore di Sarnano la rassegna stampa del caso Rothschild. Nell’80 ero appena nato, non conoscevo i fatti. Quando l’assessore mi passò la pratica, lo fece perché lavoravo come regista e pensava potessi essere interessato alla storia».

Di cosa si occupa?
«Sono un documentarista, ma mi interesso soprattutto a storie sociali. Adesso, ad esempio, sto lavorando sul tema dell’immigrazione e dei diritti delle donne in Afghanistan. Però a quel tempo la pratica Rothschild la lasciai  sul comodino».

Il film di Alessandro Galassi

Prosegua…
«Quando iniziai a leggerla, ebbi una folgorazione. Mi appassionò la relazione tra il piccolo paese marchigiano di montagna e quello che venne definito il giallo del secolo, il caso internazionale. Legato soprattutto all’ex cognome di Jeanette May».

Ha indagato?
«Sì, volevo capire come si relazionasse Sarnano con questa storia molto più grande. Sa cosa? Mi incuriosiva che le persone del posto ricordassero quell’evento quasi come fosse accaduto il giorno prima. Eppure, erano passati 30 anni. Ma loro lo ricordavano in modo vivido, come se appartenesse al presente».

Un passato ancora troppo presente…

Il regista Alessandro Galassi

«Esatto, come i miti e le leggende. Sa, sono quelle storie che appartengono a un passato che è anche nell’oggi. Ecco, io ho indagato su questo: su come il piccolo paese di Sarnano ricordasse il caso internazionale. C’erano praticamente tutti: il caso Calvi, la banda della Magliana, la celebre casa d’aste Christie’s».

C’è pure la Sibilla di Antoine de La Salle…

«Ho iniziato il documentario con la fascinazione per queste due donne che arrivavano nel piccolo paese marchigiano, cercando un parallelo narrativo con la storia della Sibilla. Le Marche sono l’unica regione al plurale d’Italia, ma al tempo erano una delle tante regioni dalla mentalità chiusa degli anni ’80. E invece Jeanette e Gabriella ci arrivarono da sole».

Il suo docu-film è disponibile online?
«Sì, è liberamente consultabile su YouTube. I diritti sono scaduti sette anni fa. E in questi giorni, dopo la riapertura del caso da parte della Procura, le visualizzazioni sono passate da 3 a 7mila».