MONTE SAN GIUSTO – «Nel 1986 fui invitato a esibirmi come clown in un ospedale pediatrico a New York. Si trattava di una struttura specializzata in cardiochirurgia. Quando ho accettato l’invito, ho indossato un camice bianco da medico e sono diventato un clown medico. Mi sono esibito all’Heart Day e il resto, come si suol dire, è storia».
Inizia così l’intervista all’inventore della clown terapia, Michael Christensen, che è arrivato ieri (27 settembre) nella piccola cittadina in provincia di Macerata. È merito suo se oggi i piccoli pazienti possono tentare di sorridere sopra quel maledetto letto di ospedale che li separa, spesso, da un destino infausto. I nasi rossi in corsia, con le parrucche colorate dei clown dottori sono una terapia che ha inventato proprio lui, il signor Christensen.
Stasera 28 settembre è in programma un grande ClownVarietà all’insegna della leggerezza, dove i volontari del festival Clown&Clown (giunto alla 19esima edizione) saranno protagonisti. Sulla pista si alterneranno cantanti, clown, cabarettisti e le sorprese saranno le vere stelle della serata. Tra le performance pure quella di Michael Christensen, il fondatore della Clown-Terapia che domenica (1° ottobre) condurrà uno degli eventi speciali dell’edizione intitolato “Praticare Leggerezza”.
Americano della Pennsylvania, il simpatico Christensen ha un’energia da fare invidia a un ragazzino e una storia degna di un film. È appena arrivato a Monte San Giusto, ribattezzata per l’occasione “la Città del Sorriso”. Ci sediamo ad un caffè e iniziamo a parlare. Rigorosamente in inglese, va da sé…
Christensen, il Clown&Clown festival è giunto alla 19esima edizione. Di cosa si tratta?
«Di un festival inventato dalla Mabò band. È una kermesse internazionale di clownerie e clown-terapia».
Siamo in un paesino di circa 7mila anime. Cosa le piace di Monte San Giusto?
«Qualunque cosa, dalla geografia della città al clima. Ma soprattutto mi piacciono le persone e lo spirito di questo luogo. I love it (La amo, ndr) ».
Lei ha inventato la clown-terapia nel mondo. Come ci ha pensato?
«Nel 1986, fui invitato a esibirmi come clown in un ospedale pediatrico a New York City. Questo ospedale è una struttura specializzata in cardiochirurgia. Ogni anno celebrano tutti i bambini che hanno subito un intervento al cuore e lo chiamano: Heart Day”. Ero un clown professionista con il Circo della Grande Mela. Quando ho accettato l’invito, ho indossato un camice bianco da medico e sono diventato un clown medico. Mi sono esibito all’Heart Day e il resto, come si suol dire, è storia».
Il tema di quest’anno è la leggerezza. Cosa significa questa parola?
«Guardi, tutti possiamo scegliere. Quando mi trovo sulla soglia di una stanza d’ospedale, dentro a volte c’è malattia, infelicità, lotta e spesso dolore. Ho una scelta, posso scegliere di allinearmi con quei sentimenti, o – al contrario – allinearmi con i sentimenti di gioco, immaginazione, fantasia, divertimento, leggerezza. La leggerezza è una scelta. E non è tanto importante vivere serenamente quanto vivere autenticamente».
Quanto è importante il sorriso nella cura delle patologie?
«Estendiamo la scelta ai pazienti, diamo a loro il potere di scegliere, li mettiamo al comando. Non sono più vittime, possono decidere. Noi non sappiamo nulla e loro sanno tutto. Questa è una dinamica molto potente. Noi siamo presenti anche per i genitori e per il personale».
È più ciò che voi date ai pazienti o ciò che loro trasmettono a voi?
«Riceviamo un’enorme quantità di gratitudine. È un dono servire le persone così dette vulnerabili, un vero regalo».
Cosa le ha insegnato questa esperienza di clown?
«Ad apprezzare la gioia di cui sono circondato».
Come si fa a diventare clown terapisti?
«Anzitutto, io non sono un clown terapista e non faccio terapia. Sono un artista professionista formato, che utilizza molte discipline al servizio delle popolazioni vulnerabili. Una di queste discipline è il mestiere del clown. Si fa recitazione, musica, arti circensi, improvvisazione, teatro di figura, canto, danza, mimo, narrazione, slapstick e praticamente qualsiasi altra arte dello spettacolo».
Un mestiere che ha tanti nomi…
«Sì, clown medico, clown terapeutico, clown ospedaliero, clown sanitario, dottori clown, dottori dei sogni, dottori delle risatine e senza dubbio molti altri».
Prosegua…
«Ci si basa su principi di empowerment, autenticità, vulnerabilità, capacità di ampliare la scelta e capacità di osservazione fisica ed emotiva. Se eseguita bene, questa attività è spiritualmente edificante e può essere terapeutica».
Cosa consiglia a chi vuole intraprendere questa strada?
«Se qualcuno vuole fare questo lavoro, il mio consiglio è di apprendere alcune abilità performative. Quindi, cercate lezioni di clownerie, apritevi a questo servizio e prestate molta attenzione».