Macerata

Macerata festeggia il 25 Aprile. «La memoria è un mezzo potente e ricordando i partigiani, noi oggi siamo migliaia»

Cerimonia davanti al Monumento alla Resistenza con il sindaco Sandro Parcaroli, il governatore Francesco Acquaroli e le autorità. La presidente dell'Anpi: «La Resistenza è linfa vitale, la ragion d'essere di questa Italia libera e democratica»

MACERATA – «Mi fa molto piacere che oggi siamo tanti a ritrovarci qui. Le conquiste politiche, sociali, culturali, i diritti, la libertà di opinione di cui godiamo oggi trovano il loro saldo radicamento nella festa del 25 Aprile. Grazie all’unità, alla coesione e alla rinascita che l’Italia ha potuto archiviare una delle pagine più drammatiche della nostra storia e questo mi auguro possa avvenire anche oggi in Europa, nel 2022, con l’auspicio che il percorso diplomatico possa ristabilire il prima possibile la pace».

È con le parole del sindaco Sandro Parcaroli che si è aperta questa mattina (25 aprile), davanti al Monumento alla Resistenza di Macerata, la cerimonia per il 77esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Una cerimonia semplice, ma partecipata iniziata sulle note dell’Inno di Mameli e con la deposizione di una corona di alloro alla memoria da parte del sindaco Sandro Parcaroli, del governatore Francesco Acquaroli, del presidente del consiglio comunale Francesco Luciani e della presidente dell’Anpi, Chiara Bonotti. Presenti anche il prefetto Flavio Ferdani, il questore Vincenzo Trombadore, il consigliere regionale Romano Carancini, rappresentanti di carabinieri, polizia, Guardia di finanza, polizia locale e vigili del fuoco, esponenti della giunta e del consiglio comunale, sia di maggioranza che di opposizione, delle associazione dei bersaglieri, dei sindacati e delle sigle universitarie.

La cerimonia del 25 Aprile davanti al Monumento alla Resistenza

Nelle sue parole, il sindaco ha voluto fare un appello ai giovani «a non dimenticare, perché è grazie all’approfondimento della storia e del nostro passato che si diventa cittadini consapevoli» e «a rinnovare la memoria consapevole, capace di guardare al futuro, che educhi le giovani generazioni affinché nessuno debba più compiere l’estremo sacrificio per salvare la propria patria». Parole forti anche dalla presidente Bonotti che ha ribadito come «la «memoria è un mezzo potente, rende presenti gli assenti e restituisce attimi di vita a chi non l’ha più. Così, ricordando i partigiani, noi qui oggi siamo più di quelli che pensiamo di essere e che possiamo contare. Siamo migliaia. Con noi oggi ci sono Livio Cicalè, medaglia d’argento al valor militare e Giuseppe Biagiotti, coetanei e amici di infanzia. Quando scelsero di non rispondere alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò avevano solo 19 anni, i fascisti li catturarono in uno scontro a fuoco nel quale Livio tentò di salvare l’amico gravemente ferito alle gambe. Vennero fucilati dopo giorni di sevizie e il rifiuto di rivelare informazioni preziose». E poi il ricordo di Mario Morbiducci, medaglia d’oro al valor militare che l’8 settembre del 1943 decise di unirsi alla Resistenza e della crocerossina Maria Assunta Lorenzoni che organizzò l’espatrio di centinaia di cittadini di origine ebraica e di perseguitati politici.

«A Mario, Giuseppe, Livio, Maria e a ognuno degli uomini e delle donne che anziché nascondersi, aspettare e chinare il capo, si esposero, agirono e decisero di combattere per l’Italia del domani noi dobbiamo tutto – ha aggiunto la presidente Bonotti -. Dobbiamo una libertà che abitiamo ogni giorno, la legittimità di affermarci per chi siamo, garantiti da una Costituzione che vieta discriminazioni di ogni genere. Dobbiamo la libertà di partecipare alla vita politica del nostro Paese, il lusso di una società che ci lascia pensare e non solo obbedire. Dobbiamo, infine, il privilegio di vivere in tempo di pace, perché la guerra è un incubo di sangue, morte e disperazione, un abbrutimento di anime che i padri costituenti vollero assicurarsi che non tornasse mai più, scrivendolo nero su bianco nella Costituzione. Forse, visti i tempi, vale la pena ricordarlo che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Ecco – ha concluso -, il 25 Aprile 1945 nacque una nuova Italia. Molti di coloro che contribuirono a crearla non poterono viverla, ma ci tesero una mano. Quella mano la dobbiamo afferrare affinché tutto questo non sia stato fatto invano. La dobbiamo afferrare affinché il fascismo non ritorni, perché il fascismo ha tante facce. La nostra società è piena di tendenze pericolose come razzismo, l’omofobia, la caccia al diverso, il privilegio di pochi su tanti, il sopruso, la violenza, l’esclusione, l’odio per l’odio. La Resistenza non è uno sbiadito passato, è linfa vitale, la ragion d’essere di questa Italia libera e democratica».