Macerata

Macerata, carabiniere in carcere per estorsione. La difesa: «Una misura eccessiva»

In attesa della fissazione dell'udienza di convalida il militare è in isolamento al carcere di Marino del Tronto. Per il legale non c'è né pericolo di fuga né di reiterazione di reato

Immagine d'archivio

MACERATA – Di misura eccessiva parla il difensore del carabiniere 49enne arrestato per estorsione e posto, su disposizione della Procura, nel carcere di Marino del Tronto in isolamento in attesa dell’udienza di convalida che non è stata ancora fissata.

L’avvocato Simone Mancini

«Sono fuori regione per un processo – ha riferito l’avvocato Simone Mancini – venerdì (10 maggio) andrò da lui in carcere. Rispetto a quelle che sono le contestazioni comunque quella applicata mi sembra una misura eccessiva. Non sono ancora riuscito a vedere gli atti – ha proseguito il legale –, quindi non posso dire nulla in merito alle contestazioni, ma certamente ritengo che, dati i profili e dati i fatti, sarebbe stato più opportuno disporre gli arresti domiciliari dal momento che non c’è alcun pericolo di fuga né di reiterazione del reato».
L’arresto avvenuto in flagranza risale alla mattina dell’8 maggio, la vicenda invece era emersa la scorsa settimana quando due sorelle trentenni, tra l’altro parenti del carabiniere, si erano rivolte agli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli di Macerata per riferire ciò che era accaduto loro. Ai legali avevano raccontato che il militare avrebbe chiesto 4mila euro complessivi per rimuovere dal web delle loro presunte foto senza veli, presunte perché in realtà si trattava di fotomontaggi. I legali avevano quindi consigliato alle giovani di riferire tutto alla polizia e le giovani sono andate in questura.

Il commissario capo Anna Moffa

Agli agenti avrebbero raccontato che il militare, che vive in un altro comune del Maceratese ma che lavora nel Fermano, le aveva contattate dicendo di aver trovato su Internet delle loro foto senza veli e che lui, tramite una procedura particolare, sarebbe stato in grado di rimuoverle. La procedura però non era gratuita e le due avrebbero dovuto pagare 2.000 euro a testa. Il militare avrebbe inviato le foto in questione che però erano risultate essere dei fotomontaggi, insistendo sul fatto che sarebbe stato meglio toglierle comunque dal web. Questo il racconto.
Su consiglio della polizia una delle due sorelle contattò il carabiniere dicendo di voler cancellare la foto, il tempo di prelevare i soldi e mercoledì (ieri, ndr) glieli avrebbe consegnati. Ma sarebbe dovuto andare lui a casa sua per prenderli. Il militare accettò. All’appuntamento però, appostati per intervenire al momento propizio, c’erano una decina di agenti della Squadra Mobile, compresa la dirigente, il commissario capo Anna Moffa, che dopo la consegna dei soldi sono intervenuti e lo hanno arrestato.

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