MACERATA – «Voglio manifestare tutta la mia contrarietà e la protesta per le scelte che il Partito Democratico ha orientato nell’indicazione dei ministri del nuovo governo di Mario Draghi. Ancora una volta spicchiamo per incoerenza. Nessuna donna in delegazione e, guarda caso, tutti e tre i capicorrente del partito». Duro affondo del consigliere regionale Romano Carancini sulle scelte del suo partito che, nella nomina dei ministri, ha dimenticato la componente femminile tradendo la mission del gruppo Dem.
«Mi chiedo come possiamo credibilmente contestare sui nostri territori scelte di arretratezza politica se poi il Pd nazionale sconfessa con i fatti le nostre battaglie culturali (attenzione non da riserva indiana) e ci delegittima nelle nostre comunità – incalza l’ex sindaco di Macerata -. È evidente che di questo passo le persone non potranno mai vederci come una scelta diversa, di vera democrazia. E, ancora una volta, abbiamo tradito quello per cui siam nati».
A Carancini non sono piaciute nemmeno le parole del segretario Nicola Zingaretti che ha precisato come la componente femminile verrà recuperata tra i sottosegretari, tanto da chiedere l’intervento al segretario regionale Gostoli affinché esprima un dissenso formale. «Il contentino è ancora peggio del buco e dovrebbe spingere le donne del Pd a rinunciare a qualsiasi incarico del cosiddetto sottobosco dei sottosegretari, lasciando al gruppo dirigente tutta la responsabilità di un passaggio che offende le donne e gli uomini che credono ancora nei valori fondativi del Pd – conclude Carancini -. Un secondo aspetto che non può essere taciuto è la dittatura dei capicorrente. Dobbiamo confrontarci e ricostruire un partito che trovi nei valori fondativi del 2007 la forza e il coraggio della strada maestra. Un segno di coraggio lo chiedo a Giovanni Gostoli e alla direzione regionale affinché, con una nota netta, rappresentino formalmente e immediatamente al segretario Nicola Zingaretti tutto il senso della frustrazione di una base di iscritti e simpatizzanti che non può più sopportare la colpevole incapacità nel guidare un partito popolare senza rispettarne i suoi stessi valori fondativi».