MACERATA – Era l’ottobre del 2016 quando un maceratese di 49 anni vide su un sito Internet di offerte e annunci una Jaguar in vendita al prezzo di 2.100 euro. L’annuncio gli sembrò particolarmente allettante tanto che contattò il venditore per avere ulteriori informazioni. Alla fine venditore e acquirente si accordarono sulle modalità di pagamento e di ricezione del mezzo, così dopo aver effettuato un versamento sulla carta Poste Pay intestata alla compagna del venditore il maceratese attese l’arrivo dell’auto.
La Jaguar però, contrariamente alle aspettative, sarebbe arrivata caricata su un carroattrezzi, non funzionante, completamente difforme da quanto pattuito e promesso prima dell’acquisto. Il maceratese allora avrebbe cercato di contattare il venditore che però, secondo quanto denunciato dal 49enne, si sarebbe reso irraggiungibile. Nella denuncia il maceratese riferì che il venditore aveva garantito che il veicolo sarebbe stato consegnato perfettamente funzionante, previa esecuzione di lavori di manutenzione meccanica effettuata, a suo dire, solo parzialmente. Non solo. Secondo la ricostruzione accusatoria, all’interno dell’auto ci sarebbe dovuta essere la documentazione relativa al trasferimento di proprietà oltre alla carta di circolazione, ma il maceratese nella Jaguar avrebbe trovato solo quest’ultima, tra l’altro intestata ad un’altra persona.
In aula, nel processo per truffa a carico del venditore e della compagna, entrambi di un comune della provincia di Matera, il giudice Daniela Bellesi e il pubblico ministero Raffaela Zuccarini hanno sentito due testimoni dell’accusa: il meccanico che avrebbe dovuto fare delle riparazioni (ma che non le ha fatte perché i pezzi di ricambio usati che gli erano stati portati non erano sufficienti a riparare l’auto) e un agente di polizia giudiziaria. Al termine delle deposizioni l’udienza è stata rinviata ad aprile per proseguire l’istruttoria. I due imputati rigettano gli addebiti.