MACERATA – Estorsione hard, questa mattina 11 maggio il gip del Tribunale di Macerata Claudio Bonifazi ha convalidato l’arresto del carabiniere 49enne arrestato mercoledì scorso e, accogliendo la richiesta della difesa, lo ha scarcerato disponendo la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.
Nel corso dell’udienza celebrata in collegamento dal carcere di Marino del Tronto dove il militare era recluso in isolamento, e alla quale hanno preso parte l’avvocato Simone Mancini collegato dal proprio studio e i pubblici ministeri Claudio Rastrelli ed Enrico Barbieri, il carabiniere ha deciso di rispondere alle domande del giudice fornendo la propria versione dei fatti. Un’udienza durata più di due ore e conclusa con la scarcerazione del militare. Della versione fornita al gip nulla è emerso, mentre il difensore ha parlato di «misura più adeguata ai fatti accaduti» aggiungendo che: «Gli stessi, secondo la mia opinione, necessitano di una attenta valutazione».
La vicenda era venuta alla luce dopo la denuncia delle vittime, due sorelle trentenni che vivono in un comune del Maceratese e parenti del carabiniere. Le giovani si erano rivolte agli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli per chiedere un consiglio su cosa fare. Erano stati i legali a consigliare loro di andare in questura a denunciare tutto. E oggi i legali, all’esito dell’udienza di convalida, hanno commentato: «In questo momento siamo concentrati sulla tutela delle ragazze che sono ancora piuttosto provate da tutta la situazione, tenuto conto anche delle implicazioni che ci sono da un punto di vista personale e familiare. Per il resto prendiamo atto delle decisioni che sono state assunte da parte del giudice all’udienza odierna e non appena avremo anche noi accesso al fascicolo faremo le valutazioni complete».
Agli agenti della Squadra Mobile le giovani avevano riferito di essere state contattate dal carabiniere (loro parente) che aveva detto di aver trovato su Internet delle loro foto compromettenti, lui avrebbe potuto farle cancellare definitivamente ma la procedura di rimozione sarebbe costata 2.000 euro a testa. Per convincerle avrebbe inviato loro gli scatti in questione dai quali era evidente si trattasse di fotomontaggi. Alla fine su consiglio della polizia una delle due sorelle aveva contattato il carabiniere dicendo di essersi convinta a far rimuovere quelle foto anche se erano fotomontaggi, e gli aveva dato appuntamento a mercoledì (scorso) a casa di lei per consegnargli i soldi. Una volta consegnato il denaro erano intervenuti i poliziotti che avevano arrestato il carabiniere.