MACERATA – Per i familiari di Eros e Alessandro Canullo e di Angela Maria Moretti, quel 29 giugno del 2021, quando Alessandro chiamò il 112 per chiedere aiuto, non solo si sarebbe potuto fare di più ma chi era intervenuto sul posto avrebbe dovuto fare di più. È quanto hanno sostenuto ieri gli avvocati Maurizio Gabrielli del foro di Roma e Giada Colotti del foro di Milano (in sostituzione del collega Gianluca Paracciani) nell’udienza camerale fissata dinanzi al gip Daniela Bellesi che ora deve decidere se archiviare l’indagine nei confronti dei tre indagati (il medico del 118, il coordinatore della sala radio del 118 e il capo pattuglia della Volante della polizia) come richiesto dal pubblico ministero Stefania Ciccioli, oppure disporre un’integrazione d’indagine come richiesto dai legali dei familiari.
Il 29 giugno del 2021 Alessandro, 54 anni, invalido dopo un gravissimo incidente avuto da ragazzo, aveva chiamato il 112 chiedendo aiuto perché il padre Eros, 80enne, si era sentito male ed era steso a terra. Anche la madre 77enne, era allettata a seguito di un ictus e Alessandro, che per via della sua disabilità parlava con difficoltà, cercò di indicare anche dove fosse la loro abitazione a Macerata. La telefonata venne girata al 118 di Macerata ma l’indicazione di Alessandro fu recepita come due persone a terra lungo la strada. Venne quindi allertata anche la polizia, furono effettuate ricerche ma i soccorritori non trovarono nessuno in strada. La chiamata fu poi geolocalizzata e i soccorritori furono diretti in via Borgo Santa Croce, 72. Ma l’abitazione sembrava disabitata, avvolta da una folta e incolta vegetazione e andarono via. Il 6 settembre, dopo la segnalazione della sorella di Angela Maria che vive a Milano e che non riusciva a mettersi in contatto con i parenti, polizia e vigili del fuoco forzarono il cancello e la porta dell’abitazione trovando i corpi senza vita di madre, padre e figlio.
«Hanno condannato a una morte atroce tre persone», ha commentato l’avvocato Gabrielli che tutela un nipote di Eros Canullo. «Non voglio pensare a quel ragazzo per terra in attesa dei soccorsi inutilmente. Si è trascinato ai piedi della madre aspettando che arrivassero. Il gip – ha proseguito il legale di Roma – ha ora davanti a sé un bivio, o rinviare a giudizio i tre indagati oppure archiviare. Quest’ultima strada sarebbe dirompente. Stiamo parlando di istituzioni che per il loro servizio di emergenza sono tenute a prestare la massima attenzione, non l’ordinaria diligenza del buon padre di famiglia. Qual è il protocollo da seguire in questi casi? Quella dei Canullo non è un’eccezione, è la norma che anziani si isolano, ma se nessuno risponde in casa non si può andare via».
I legali dei tre indagati hanno invece sostenuto che i loro assistiti hanno operato con scrupolo facendo tutto ciò che era necessario.
Il medico del 118, difeso dagli avvocati Gabriele e Massimiliano Cofanelli, aveva sostenuto di aver avuto informazioni imprecise, la segnalazione che gli era stata data era quella relativa a due persone in strada, di un possibile incidente e nessuno lo aveva informato che la richiesta di aiuto proveniva da un telefono fisso.
Sulla stessa linea anche la pozione del capo pattuglia della Volante, difeso dall’avvocato Paolo Rossi: la pattuglia era arrivata su segnalazione del 118 e l’indicazione fornita era quella di due persone a terra in strada, anche dopo la geolocalizzazione della chiamata e l’invito ad andare al civico 72 di Borgo Santa Croce, nessuno gli avrebbe detto che la richiesta di aiuto era stata fatta da un numero fisso.
Il coordinatore della sala radio del 118, difeso dall’avvocato Giorgio Di Tomassi, ha invece sostenuto che dopo la geolocalizzazione aveva indirizzato tutti gli equipaggi al civico dove viveva la famiglia Canullo. Da quel momento non aveva avuto più alcuna comunicazione, non sapeva quindi che gli equipaggi erano andati sul posto e avevano deciso successivamente di andare via.
Dopo la discussione di tutte le parti (i tre difensori degli indagati e due legali che tutelano i familiari della famiglia Canullo), il giudice per le indagini preliminari Daniela Bellesi si è riservata di decidere. Nelle prossime ore dunque è attesa la comunicazione della sua disposizione, se archiviare o disporre un’integrazione di indagine.