MACERATA – Sono 1.700 i volumi donati dalla casa editrice “Liberilibri” di Macerata alle carceri della regione. Un progetto di crescita e formazione che si è concretizzato grazie all’aiuto del garante regionale dei diritti della persona, l’avvocato Giancarlo Giulianelli, anche lui maceratese, che ha provveduto ad attivare i contatti con le strutture carcerarie.
«Si tratta di un progetto venuto fuori da sé, da una semplice chiacchierata – racconta Michele Silenzi, direttore editoriale della casa editrice “Liberilibri” – e che segue quanto avevamo già fatto nel 2018, quando la casa editrice aveva donato oltre 800 volumi alle carceri della Campania, anche grazie al supporto di Radio Radicale. Proprio parlando con Giulianelli di questa idea, ci ha detto se potesse essere replicata nelle Marche e, visto che si tratta di una cosa che avremmo sempre voluto fare, ci siamo immediatamente attivati».
Un percorso che si inserisce perfettamente anche in quello che è il catalogo della casa editrice, in cui circa un 10% delle pubblicazioni è dedicata alla giustizia. La “Liberilibri”, nata a Macerata nel 1986 per iniziativa di Aldo Canovari e Carlo Cingolani, infatti, incentra il suo lavoro su sei collane: “Oche del Campidoglio”, il “Monitore Costituzionale”, il “Circo, narrativa”, “Altrove” e “Hic sunt leones”. Proprio la prima collana raccoglie opere di ogni tempo che rappresentano contributi rilevanti per il faticoso cammino delle libertà dell’individuo e prevede altri tre filoni in corso di coltivazione: il percorso storico delle libertà individuali: il pensiero libertario, dal preilluminismo al liberalismo radicale, all’anarco-capitalismo contemporaneo; gli orizzonti di incontro fra pensiero liberale e pensiero cattolico; i problemi della giustizia (autonomia/autocrazia della magistratura e sua politicizzazione): le inciviltà giuridiche del nostro Paese.
«Pensiamo sia importante per una casa editrice come la nostra, da sempre in prima linea sui temi della giustizia, della pena, della carcerazione, portare cultura all’interno delle carceri – conclude Silenzi -. Non si tratta solo di libri correlati alla giustizia, ma di ogni tipo, dalla narrativa al teatro, a materie più strettamente giuridiche. Pensiamo sia giusto dare l’opportunità a tutti i detenuti, che sentano l’esigenza e che abbiano la voglia di utilizzare il tempo che debbono trascorrere in prigione, per poter approfondire determinati temi o per fare cultura nel modo che ritengono più opportuno. Inoltre vorremmo attirare l’attenzione sul tema delle carceri in sé».