MACERATA – «Sono felice di essere qui, si dice sempre in occasione di un insediamento, ma nel mio caso la frase è carica di significati. Le Marche sono una terra che mi è sempre stata dentro». Si è presentato questa mattina ai maceratesi il nuovo questore di Macerata, Luigi Silipo. Super esperto di ‘ndrangheta, 55 anni, romano di origine, «nelle Marche – ha ricordato – ci ho passato la mia infanzia e la mia gioventù, d’estate con la mia famiglia venivamo a Sant’Elpidio a Mare nei bei tempi in cui le vacanze estive duravano tre mesi. Per me le Marche sono un secondo ritorno a casa».
Il primo è stato nel 2015 quando dopo 19 anni di servizio a Reggio Calabria e tre anni a Torino è tornato a Roma a dirigere la Squadra Mobile. Il neo questore, che proprio a Macerata inizia la sua esperienza a capo di una questura, arriva in provincia con un curriculum da professionista nella lotta alla criminalità: nel corso degli anni ha svolto numerose attività investigative che hanno consentito la cattura di latitanti di massima pericolosità di diverse cosche di ‘ndrangheta disarticolando le più importanti ‘ndrine del reggino (tra tutte, le indagini sull’omicidio del vice presidente del Consiglio Regionale Franco Fortugno, la strage di Duisburg e la cosiddetta operazione “Il Crimine”, che ha permesso di ricostruire la struttura e l’organizzazione della ’ndrangheta a livello mondiale, individuando “locali” anche in Australia e Canada). Anche a Torino ha continuato l’attività di contrasto alle organizzazioni mafiose svelando le attività delle consorterie di ‘ndrangheta tra le province di Torino, Biella, Vercelli e Novara. A Roma ha invece diretto numerose attività sulla criminalità organizzata autoctona, in particolare sulle famiglie Spada di Ostia e Casamonica.
«Per me ora inizia una nuova vita – ha aggiunto –. Vorrei essere il questore della gente, ho avuto grandissimi esempi a Reggio Calabria, a Torino e a Roma e i colleghi che mi hanno preceduto a Macerata. Il questore Trombadore ha lasciato un’ottima organizzazione, è una persona in gamba e molto gentile. Io – ha proseguito Silipo – assicuro il mio massimo impegno e la mia massima dedizione alla città e alla provincia. La polizia non è un lavoro, è uno stile di vita, un modo di essere. Un poliziotto vive tante vite, lavorando su un latitante vive quella del latitante, lavorando sulla vittima dell’usura vive la sua vita, lavorando su omicidi vive la vita sia della vittima sia del suo assassino. Risolvere il problema di un cittadino che si rivolge alla polizia significa consentirgli di cambiare vita».
Ieri il prefetto Flavio Ferdani ha convocato un comitato per presentare al neo questore i colleghi e illustrare le criticità di Macerata, del litorale e della provincia. «Problematiche ce ne sono – ha continuato il capo della questura –, ma le affronteremo. Le Marche sono una terra di lavoratori e brave persone. Quello che chiedo ai cittadini è la massima collaborazione. C’è il problema dello spaccio che affronteremo, quello dei furti, ma se c’è un reato odioso che rovina la vita delle persone è l’usura. Mi preme dirlo perché in genere è tra i problemi che possono esserci in terre laboriose come questa. Non bisogna aver paura di denunciare. Coloro che approfittano dei più deboli, come anche nel caso dei reati di genere, sono persone vigliacche che però quando trovano persone più forti di loro si ritraggono, per questo è importante denunciare».
Un altro concetto che Silipo ha voluto evidenziare è stato quello di “squadra”. «Per me – ha puntualizzato – non esistono individualismi, per me esiste la squadra che, unita, supera tutte le difficoltà, ci sono poi le capacità che devono essere armonizzate all’interno di essa. Ed è una squadra che ricomprende tutta la popolazione, ognuno con le proprie competenze. La cosa importante è che la comunità ci veda come punto di riferimento per qualsiasi tipo di problematica e di aiuto. Io ho una grande squadra sia di colleghi esperti in questura sia una grande squadra nei colleghi carabinieri, della Finanza e della polizia locale, sotto la guida del nostro prefetto. Ieri ho incontrato il presidente del Tribunale, il Procuratore della Repubblica, ho ritrovato un pm che era a Reggio Calabria quando io dirigevo la Sezione criminalità organizzata. Ho trovato realmente un ambiente istituzionale sereno e collaborativo, è un motivo in più per essere felice di essere qui».