Macerata

Macerata, pornografia minorile: 43enne siciliano condannato a sei anni

Assolto dagli altri reati contestati con la formula “perché il fatto non sussiste”. I fatti contestati risalgono al 2013. La difesa ha già anticipato che impugnerà la sentenza in Appello

Il tribunale di Macerata

MACERATA – Pornografia minorile, 43enne di Messina condannato a sei anni, assolto da altre accuse. La difesa preannuncia appello. I fatti contestati risalgono al 2013. All’epoca le indagini, svolte dalla sezione di Macerata della polizia Postale, erano state coordinate dal sostituto procuratore distrettuale di Ancona Ruggero Dicuonzo. Secondo l’accusa l’imputato che oggi ha 43 anni, avrebbe creato un profilo Facebook con il quale avrebbe contattato quattro ragazzini minorenni, tutti stranieri, poi, una volta avuta la loro amicizia virtuale, usando il canale Western Union avrebbe versato ai minorenni somme di denaro, con un importo variabile, convincendoli così a mostrarsi a lui senza indumenti con in vista gli organi sessuali e a inviargli foto intime.

Gli avvocati Vittoria Fazio ed Ernesto Parisi

Accusato di pornografia minorile e corruzione di minorenne, oggi il processo è stato discusso in Tribunale a Macerata, competente territorialmente perchè l’imputato per un periodo avrebbe soggiornato nel capoluogo.

Il pm Dicuonzo ha chiesto la condanna a sei anni e sei mesi, i difensori dell’imputato, i difensori, gli avvocati Vittoria Fazio ed Ernesto Parisi, entrambi del foro di Messina, hanno invece chiesto l’assoluzione sostenendo l’estraneità del loro assistito alle accuse che gli venivano mosse: «Non sono state trovate – hanno sostenuto i legali – né foto né video, solo dei messaggi. Non c’è traccia neppure di passaggi di denaro. Nei confronti del nostro assistito ci sono solo le dichiarazioni dei ragazzi».

All’esito della camera di consiglio il presidente del collegio, il giudice Roberto Evangelisti, ha letto il dispositivo: l’imputato è stato condannato per pornografia minorile nei confronti di solo una delle persone offese, è stato invece assolto da tutti gli altri reati contestati con la formula “perché il fatto non sussiste”. «Una volta lette le motivazioni, presenteremo il ricorso in Appello», hanno anticipato i difensori.