MACERATA – «Pensare che Macerata sia la città della pace solo grazie all’adesione a un coordinamento crediamo sia poco rispettoso nei confronti della sensibilità dei nostri concittadini. Avere, ogni giorno, rispetto dell’altro e desiderare il bene della comunità non crediamo si dimostri aderendo a un coordinamento ma piuttosto con la capacità di informare, sensibilizzare e mettere in campo iniziative volte a quel fine. Sperperare denaro pubblico ha poco a che vedere con il considerarsi rispettosi dell’altro». Ferme le parole del sindaco Sandro Parcaroli rispetto alla colletta avviata nei giorni scorsi dal consigliere di opposizione Alberto Cicarè (Strada comune – Potere al popolo) per raccogliere i 600 euro necessari per confermare l’adesione del Comune al Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani.
Il consigliere, tramite una sottoscrizione avviata sui suoi profili social, in appena tre giorni è riuscito a raccogliere oltre 1.200 euro che, ieri (il 28 gennaio) ha chiesto di poter consegnare all’amministrazione che, con una delibera della scorsa settimana, aveva deciso di non rinnovare l’adesione al Coordinamento. Ma le parole del sindaco lasciano chiaramente capire che non si tornerà indietro.
«La spesa relativa all’adesione, in questi anni, è stata enormemente superiore ai 600 euro annui. Infatti, solo dal 2011 al 2016 sono stati erogati, complessivamente, per iniziative legate all’adesione al Coordinamento, più di 82mila euro che, in media, corrispondono a 13mila euro l’anno – spiega il sindaco -. Nel 2002 inoltre è stato costituito un Coordinamento provinciale per gli enti locali per la pace di cui non si hanno tracce da circa 20 anni. L’adesione umana al concetto di pace non può prevedere patenti o certificati di garanzia derivanti dall’appartenenza a questa o quella associazione. Che una somma sia superflua e allo stesso tempo esigua non ci autorizza a elargire denaro pubblico senza consapevolezza. La città di Macerata, sembra anche ridondante doverlo sottolineare, è chiaramente a favore della pace senza che un’associazione sia pagata per dirlo».