MACERATA – Per procacciarsi la cocaina chiamavano “Lilith spirito guida” che spesso inviava la zia, per tutti “Sofia”, che riconosceva l’acquirente e cedeva la droga. Ora per entrambi, zia e nipote di 61 e 33 anni, la Procura ha chiuso le indagini e di recente i militari del Nor – Aliquota operativa della Compagnia di Tolentino guidata dal maggiore Giulia Maggi hanno notificato ai due presunti spacciatori l’avviso di conclusione delle indagini preliminari con contestuale informazione di garanzia per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti.
La zia, una donna formalmente residente a Roma ma di fatto domiciliata a Macerata, era già stata arrestata dai militari in flagranza di reato a gennaio dello scorso anno: i carabinieri l’avevano sorpresa mentre cedeva una dose di cocaina a un acquirente, poi nella successiva perquisizione domiciliare vennero fuori un’ulteriore dose della stessa sostanza, marijuana e materiale per il taglio e confezionamento. Ma non solo.
In casa i militari trovarono di più: dei biglietti manoscritti con la contabilità della droga che avevano fatto ipotizzare che lo stupefacente venisse talvolta ceduto in conto vendita. In alcuni biglietti era infatti riportato: “Albanese deve 40”, “ragazzetto biondo 10”, “brutto occhiali deve 10”, eccetera.
Le successive indagini condotte dal Norm guidato dal sottotenente Federico Pellegrini hanno consentito di ipotizzare una fiorente attività di spaccio da parte della 61enne: dall’analisi del contenuto del telefono è infatti emerso un consistente numero di messaggi su Whatsapp con un chiaro riferimento a cessioni verso plurimi clienti, procacciati e indirizzati alla donna da un’utenza registrata sul telefono della 61enne con il nome “Lilith” e intestata a uno straniero non censito nel territorio nazionale.
Sotto la direzione della Procura della Repubblica di Macerata sono stati quindi sviluppati i tabulati di traffico telefonico delle utenze in uso agli indagati attraverso il software in dotazione al Nucleo investigativo del Comando provinciale. Dalle risultanze emerse, a cui sono stati affiancati servizi di osservazione nel territorio e raccolta di testimonianze, è stato possibile ricostruire un numero consistente di cessioni di cocaina.
I carabinieri hanno così ricostruito che l’utenza da contattare per l’acquisto era stata “passata” ai clienti da conoscenti nell’ambiente dello spaccio che avevano raccomandato l’utilizzo esclusivo di Whatsapp per le comunicazioni evitando di effettuare chiamate, più facilmente intercettabili.
Preso il contatto tramite messaggistica, il giovane “Lilith” dava appuntamento in un luogo prestabilito, chiedendo al cliente informazioni utili per il suo riconoscimento come l’auto usata o i capi di abbigliamento indossati poi, avuta conferma su orario e luogo dell’appuntamento, il cliente attendeva sul posto, dove puntualmente l’indagato inviata l’insospettabile zia ad effettuare la consegna richiesta. Nonostante gli stratagemmi utilizzati per eludere le investigazioni, come appunto l’uso di utenze telefoniche specifiche e intestate a stranieri non censiti nel territorio nazionale e il cambio di utenza effettuato dopo l’arresto della zia, gli inquirenti sono riusciti a identificare il 33enne residente a Macerata che utilizzava lo stesso pseudonimo “Lilith spirito guida” anche nelle proprie pagine pubbliche social su Instagram e Facebook.
Oltre all’invio della zia (nota ai clienti con lo pseudonimo di Sofia) agli appuntamenti il 33enne avrebbe effettuato anche autonomamente consegne ai clienti, soprattutto in occasione di feste. I due dovranno rispondere, in concorso, della vendita di 90 grammi complessivi di cocaina, in cambio di 7.580 euro, a diversi acquirenti, con cessioni avvenute nel 2021 e 2022. Sono state inoltre accertate ulteriori cessioni effettuate dal giovane per complessivi 43 grammi di cocaina con un profitto di 3.600 euro. Anche la donna avrebbe venduto in autonomia circa 30 grammi di stupefacente in cambio di 2.540 euro. Sono difesi dagli avvocati Vanni Vecchioli e Marco Tasso.