Macerata

Traffico illecito di rifiuti, sigilli a un’azienda. Trentuno le persone indagate

I carabinieri Forestali di Macerata hanno eseguito un sequestro per equivalente di denaro e altri beni per 193.800 euro. L’indagine è stata coordinata dalla Dda di Ancona

MACERATA – Traffico illecito di rifiuti, scattano i sigilli a un impianto a Macerata, sequestrati denaro e beni per 193.800 euro, in totale sono 31 le persone denunciate a vario titolo nell’indagine condotta dai carabinieri del Gruppo forestale di Macerata guidato dal colonnello Luigi Margarita e coordinata dal sostituto procuratore Paolo Gubinelli della Direzione distrettuale antimafia di Ancona.

Il comandante del Nipaaf, Simone Di Donato

L’indagine è partita nel 2018 quando i carabinieri Forestali del Nipaaf (Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale) di Macerata, agli ordini del tenente colonnello Simone Di Donato, erano impegnati in controlli sulla gestione dei rifiuti nella fase della ricostruzione post-sisma e in particolare sulle macerie. Gli accertamenti eseguiti hanno consentito di delineare, come evidenziato dagli investigatori, un ampio disegno criminoso ad opera della ditta maceratese (che lavora nel settore del recupero dei rifiuti non pericolosi, comprese le macerie del sisma), volto ad ottenere un ingiusto profitto derivante dalla illecita gestione di maggiori quantità di rifiuti o dalla gestione non autorizzata di rifiuti, dal risparmio illecito sui costi per recupero, smaltimento e trasporto, mettendo in atto ripetute e organizzate violazioni di legge, in maniera continuativa e organizzata. La condotta impropria, per gli inquirenti, ha permesso l’accumulo, oltre il limite consentito, di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti di rifiuti edili pericolosi e non (comprese le macerie del sisma), anche di quelli contenenti amianto, stimati in circa 38.760 tonnellate. Questa situazione avrebbe quindi comportato numerose violazioni di legge: il superamento della superficie utilizzabile dall’impianto, la diversa configurazione dell’impianto con anche rimodellamenti non previsti, l’inefficacia del sistema di raccolta delle acque di dilavamento dei rifiuti, l’utilizzo di attrezzature non idonee (quali cassoni usurati non a tenuta stagna) e la mancata separazione tra i vari rifiuti. L’elevato numero di movimentazioni illecite, nonostante il provvedimento di “diffida” emesso dagli uffici della Provincia di Macerata, ha permesso alla ditta il mantenimento e/o la nuova acquisizione di clienti che altrimenti si sarebbero rivolti altrove, oltreché la possibilità di effettuare direttamente lavori, contando sull’utilizzo del proprio impianto.

Il sequestro dell’area da parte dei carabinieri forestali

Giovedì scorso i militari del Nipaaf insieme ai militari delle Stazioni carabinieri forestale di Macerata e Abbadia di Fiastra, hanno dato esecuzione alla misura cautelare reale disposta dal gip del Tribunale di Ancona su richiesta del pm Gubinelli della DDA di Ancona sequestrando l’intero impianto e le aree dove è stata svolta la presunta attività illecita, insieme a tutti i mezzi d’opera utilizzati. I forestali hanno proceduto anche al sequestro per equivalente di denaro o altri beni per 193.800 euro, il sequestro ha previsto il blocco dei conti correnti bancari e beni immobili ed è finalizzato alla confisca, dal momento che la somma è ritenuta essere l’ingiusto profitto derivante dall’illecito traffico. Oltre alla ditta interessata dal sequestro è stata denunciata a piede libero per traffico illecito di rifiuti anche un’altra ditta con sede legale a Tolentino la quale, secondo la ricostruzione accusatoria, per ottenere ingiusti risparmi dagli illeciti recuperi e smaltimenti dei rifiuti, avrebbe messo in atto ripetute e organizzate violazioni di legge nell’ambito della gestione dei rifiuti. In particolare, avrebbe sfruttato la gestione illecita dell’impianto aziendale della ditta di Macerata e si sarebbe servita in maniera consistente della loro attività di trasporto illecita di rifiuti, in quanto effettuata senza la specifica iscrizione all’Albo gestori ambientali.

La presunta organizzazione criminosa delineata a seguito dell’attività investigativa ha visto il deferimento per reati che vanno dalla gestione illecita, truffa, subappalti non autorizzati, di 31 persone: tra questi, oltre le ditte interessate, 23 responsabili legali di aziende dedite a lavori edili/movimenti terra, due direttori dei lavori, un funzionario pubblico responsabile del procedimento e tre proprietari e committenti dei lavori, tutti residenti per la maggior parte in provincia di Macerata, ma anche nelle Marche e oltre i confini regionali.