Macerata

Macerata: tumore al colon in Laparoscopia, intervento record e dimissione in 24 ore

Intervista al dirigente medico dell'Unità operativa Chirurgia di Macerata, il dottor Alessandro Cardinali

L'ospedale di Macerata

MACERATA – Intervento da record all’ospedale di Macerata. È stato eseguito lo scorso mese di dicembre su un paziente di 56 anni affetto da tumore del colon sinistro. Il paziente è stato operato nel reparto di Chirurgia generale a indirizzo Oncologico diretto dal dottor Walter Siquini. Ed è stato dimesso dopo appena 24 ore. Ne abbiamo parlato con il dirigente medico, dottor Alessandro Cardinali che si occupa dell’applicazione del protocollo ERAS presso la Chirurgia dell’ospedale di Macerata.

Dottore, che tipo di operazione era?
«Il paziente è stato sottoposto a un intervento di emicolectomia sinistra eseguito con la chirurgica mini-invasiva (Laparoscopia) applicando rigorosamente tutti i punti del protocollo ERAS».

Protocollo ERAS: di che si tratta?
«ERAS, cioè “Enhanced Recovery After Surgery”, ossia recupero precoce dopo chirurgia, è un percorso multimodale volto ad attenuare lo stress chirurgico, cercando di mantenere l’omeostasi corporea al fine di consentire una rapida ripresa post operatoria del paziente sottoposto a chirurgia maggiore. Il protocollo Eras e Ultra-Eras ossia l’applicazione più estensiva e capillare degli stessi protocolli permette ad un paziente che ha un tumore (colon-retto o stomaco) di operarsi e di tornare rapidamente alla sua vita di tutti i giorni. Oppure, altrettanto rapidamente, di accedere alle terapie oncologiche post-intervento quando necessarie. Il protocollo ERAS permette una dimissione in sicurezza dopo pochi giorni e, in alcuni casi selezionati come questo del paziente di 56 anni, anche in 24 ore dall’intervento chirurgico».

In effetti il paziente è stato dimesso addirittura dopo 24 ore, un record
«Esatto, il paziente dopo 24 ore e dopo aver superato tutti i controlli, è stato dimesso in assoluta sicurezza ed è tornato a casa. Le sue condizioni post-intervento sono state costantemente monitorate anche nei giorni successivi, fino alla completa guarigione. Ma dimettere un paziente operato di chirurgia maggiore dopo 24 ore non è una gara – tiene a precisare il dottor Cardinali – bensì il risultato finale di un grande lavoro che si concretizza nel risultato più importante: la guarigione del paziente e il suo immediato ritorno alla vita normale. Nel lungo periodo, il paziente-ERAS avrà una maggior aspettativa di vita».

A cosa si deve questo eccezionale risultato?
«Certamente la tecnologia di ultima generazione e la professionalità dell’équipe hanno portato a questo incredibile risultato. L’intervento eccezionale è il risultato del progetto di implementazione ERAS/Chirurgia mini-invasiva, promosso nel 2018 dall’allora direttore dell’Area vasta 3 di Macerata dottor Alessandro Maccioni e dalla direttrice generale dell’Asur dottoressa Nadia Storti. Grazie al loro intervento, l’ospedale di Macerata è stato il primo nelle Marche e tra i primi in Italia a ricevere la colonna Laparoscopica della Storz “Rubina” che permette di eseguire interventi in 3D ad altissima definizione 4K e controllare la vascolarizzazione delle procedure chirurgiche mediante un particolare colorante VerdeIndoCianina (ICG), una chirurgia diversa da quella tradizionale e certamente meno traumatica».

Non solo strumentazioni sofisticate, ma anche la professionalità dell’équipe dunque…
«Certamente. Al centro c’è l’interdisciplinarità di ERAS: il paziente è considerato un atleta che si deve preparare per una competizione mediante un programma personalizzato per migliorare la sua performance, ossia affrontare tutto il periodo peri-operatorio (pre/intra/post) in modo ottimale. E’ dunque messo al centro delle cure del Team (formato da medico, anestesista, infermieri e oss). In questo lavoro congiunto, fondamentale è il coordinamento di infermieri e oss da parte di Marina Rossi, coordinatrice della Chirurgia. Ciascuno è un anello fondamentale di una stessa catena».

Marina Rossi coordinatrice di Infermieri e Oss del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Macerata


In che senso il paziente è considerato un atleta?
«Nel senso che è essenziale che il paziente arrivi al giorno dell’intervento in condizioni fisiche ottimali. Quindi si parla di pre-abilitazione: il paziente deve smettere di fumare e di bere alcoolici, effettuare sport o camminate quotidiane secondo le proprie possibilità, bere almeno 2 litri di acqua al giorno e tanti altri accorgimenti che apparentemente sembrano essere assolutamente banali ma che, al contrario, si sono dimostrati assolutamente fondamentali nel recupero post-operatorio. Il paziente viene seguito a 360 gradi sia nel periodo di preparazione pre-operatorio, sia in quello peri-operatorio (con l’utilizzo della chirurgia mini-invasiva, abolizione del sondino naso-gastrico, limitazione dell’uso di drenaggi e del catetere vescicale), sia in quello post-operatorio quando il paziente viene mobilizzato dopo poche ore dalla fine dell’intervento e viene subito rialimentato per bocca».

Dunque, siete la dimostrazione che l’eccellenza risiede anche nelle nostre zone…
«Beh, non lo diciamo noi ma i dati ufficiali. Secondo i recenti dati Agenas 2021, la Chirurgia di Macerata si piazza al primo posto nelle Marche come numero di resezioni del colon per tumore eseguite in laparoscopia (83) e con il più basso numero di giornate medie di degenza (5)».

Quale il vostro obiettivo, dunque? Suo e del dottor Siquini come primario...
«Il nostro sogno è ottenere la certificazione europea ERAS. E, per trasformare quello che può sembrare un modello avveniristico in routine, essere supportati da una adeguata tecnologia: per questo avremmo bisogno del Robot e le risorse per ottenere la certificazione europea ERAS che proietterebbero Macerata verso la chirurgia del futuro, posizionandola tra i Centri di riferimento (come Negrar, Rimini e Candiolo)».

Quali i vantaggi di una dimissione precoce?
«I vantaggi sono molteplici. Si evitano lunghe e costosissime degenze ospedaliere che possono portare anche allo sviluppo di infezioni (polmoniti, vie urinarie…) oltre al disagio per il paziente stesso e i suoi familiari. Minimo stress chirurgico, abolizione del sondino naso-gastrico, limitazione al catetere vescicale e ai drenaggi comportano minor infezioni della ferita, risparmio sugli antibiotici ed emostatici, meno ernie post-chirurgiche, minor immunodepressione. Inoltre, tornare a casa in tempi tanto brevi ha un impatto positivo sullo stato psicologico del paziente aiutando il percorso di guarigione. E fa risparmiare la sanità pubblica».

Da sx: Il primario dr. Walter Siquini, Luigi Carbone (Anestesista), dr.Alessandro Cardinali con la colonna laparoscopica “Rubina”.