MACERATA – «È necessaria una contaminazione tra il mondo dello sport e il mondo della cultura. Solo attraverso una rivoluzione culturale si può arrivare alla soddisfazione di un’esigenza da tempo avvertita in ogni angolo del nostro movimento: la riforma del calcio italiano». Sono le parole del presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Gabriele Gravina, oggi in occasione della presentazione dei corsi di laurea del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Macerata.
«Un Dipartimento di grande tradizione ed eccellenza», ha sottolineato il rettore John McCourt, che ha ricordato come quello maceratese sia secondo in Italia tra i 180 Dipartimenti di eccellenza dell’Area delle Scienze giuridiche.
«Nello scenario dell’offerta didattica – ha sottolineato il direttore Stefano Pollastrelli – spicca l’ultimo corso attivato, quello di consulente giuridico per lo sport, che a tre anni dalla sua istituzione presenta un forte radicamento istituzionale insieme a una vocazione nazionale e internazionale che ha consentito di entrare nella rete della formazione di esperti del settore sportivo. Proponiamo forme di didattica integrata con professionisti del calcio accanto ai docenti. La scienze giuridica sportiva è in continua evoluzione». È proprio in questo ambito che si inserisce l’accordo di collaborazione sottoscritto lo scorso anno con la Figc per offrire ulteriori opportunità agli studenti del corso.
Accanto al percorso in giurisprudenza di secolare tradizione, infatti, negli anni il Dipartimento si è specializzato nella formazione di nuove figure professionali, come attestato dalle lauree in scienze dei servizi sociali, le uniche in Italia con una forte base giuridica, o la laurea triennale in scienze per i servizi giuridici. Quest’ultima presenta, appunto, l’innovativo indirizzo in consulente giuridico per lo sport, che si è aggiunto a quelli in consulente per i trasporti, per il lavoro, operatore giudiziario e operatore giuridico.
Ad illustrarli sono stati i presidenti Fabrizio Marongiu Buonaiuti, Giuseppe Rivetti, Laura Vagni e Stefano Villamena. Presenti all’incontro oltre 70 studenti dell’indirizzo sportivo dell’Istituto Tecnico Gentili, coinvolti nel dibattito finale da Francesca Spigarelli, ordinaria di economia dello sport.
Gravina ha ribadito più volte la necessità di un equilibrio tra economia, etica e politica intesa come sport nella sua globalità e, di conseguenza, di giovani laureati con le competenze necessarie per contribuire al rilancio di un settore tanto complesso. La dimensione economica del mondo del calcio ha cifre a nove zeri, con un fatturato di 4,7 miliardi di euro e, secondo un algoritmo sviluppato con la Uefa, un ritorno degli investimenti sotto il profilo sociale e della salute stimato in altri 3,7 miliardi di euro; coinvolge 12 settori merceologici diversi; ha 1 milione e 300 mila tesserati, di cui 800 mila sono giovani dai 5 ai 14 anni, quindi, circa il 20% della popolazione italiana è tesserata alla Federazione; impatta per lo 0,58% sul Pil del Paese; 570 mila sono le partite organizzate ogni anno dalla Figc.
«È necessario trovare il giusto equilibrio tra forme che consentano di superare una crisi fisiologica e strutturale dove la scarsa patrimonializzazione e il forte indebitamento sono due elementi di grande criticità. Il calcio italiano oggi perde 3,3 milioni di euro al giorno. L’indebitamento è salito da 4,8 a 5,6 miliardi di euro». Gravina ha parlato della necessità di un «nuovo Umanesimo sportivo» che si distanzi dalla semplice massimizzazione dei profitti e del risultato sportivo, ma fondato sui principi della sostenibilità e dell’inclusione.
«L’etica oggi non si può limitare solo ai vecchi mali, come la violenza e il doping, ma deve fare riferimento a tutto ciò che alterna il principio di equa competizione. Vi ringrazio – ha concluso, rivolto alla platea di docenti universitari – per il vostro impegno nella formazione di questi ragazzi e ragazze. I loro contributi saranno di supporto per superare le difficoltà che stiamo affrontando».