Macerata

Marche in zona arancione, Carancini: «Lo screening di massa ha aggravato la situazione epidemiologica»

L'ex sindaco di Macerata e consigliere regionale del Pd punta il dito contro il presidente Acquaroli e l'assessore Saltamartini: «I tamponi di massa sono un'operazione di marketing politico»

Romano Carancini, consigliere regionale Pd

MACERATA – Lo screening di massa definito come «una mera operazione di marketing politico, sostanzialmente fallimentare», e un presidente che «fa la voce grossa con il governo, ma poi non spiega le sue decisioni ai cittadini». Ne ha per tutti l’ex sindaco di Macerata e oggi consigliere regionale del Pd, Romano Carancini, che punta il dito contro la Regione Marche, in particolare contro gli altri due maceratesi: il presidente Francesco Acquaroli e l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, dopo che è arrivata la conferma che le Marche saranno inserite da domenica in zona arancione. Un passaggio che, per Carancini, non si basa solo sui dati numerici come sostenuto da Acquaroli, ma anche su una serie di comportamenti sbagliati della Regione che hanno contribuito a diffondere il contagio.

«Magari il presidente Francesco Acquaroli potrebbe fare una riflessione con il proprio assessore alla Sanità e scoprire che la scelta improvvisa di effettuare il tampone veloce ai cittadini marchigiani (sostanzialmente fallita) è stata esclusivamente una mera operazione di marketing politico – incalza Carancini – perché non ha contribuito a proteggere la popolazione e non è frutto di una qualche strategia di studio e/o di raccolta dati funzionali all’analisi del rapporto tra popolazione marchigiana e Covid utile in futuro».

Anzi, secondo il consigliere Dem, lo screening di massa avrebbe contribuito a diffondere il contagio. «Il tamponamento di massa deciso dall’assessore alla Sanità delle Marche ha però certamente contribuito all’aggravarsi della situazione epidemiologica della regione con la retrocessione verso il colore arancione – aggiunge Carancini -, perché quello screening ha contribuito a rilassare le attenzioni delle tante persone risultate negative al tampone veloce, rispetto ai comportamenti delle ultime settimane. E allora, restando circa 500.000 tamponi inutilizzati, il presidente Acquaroli magari potrebbe impiegarli in una strategia per monitorare la dimensione scolastica e consentire agli studenti di tornare sui loro banchi».

E, proprio guardando alla chiusura delle scuole superiori fino a fine mese decisa dalla Regione, Carancini punta il dito su Acquaroli, invitandolo ad avere un comportamento che non si modifichi a seconda di chi ha di fronte, «perché non è accettabile che, nella fase gialla, non spieghi agli studenti delle Marche e alle loro famiglie sulla base di quali elementi abbia deciso di non aprire le scuole al 50% di presenza e d’altro canto faccia la voce grossa contro le decisioni del governo per il rigore nell’applicazione dei parametri».