Macerata

Matelica, caccia la moglie di casa per aver perso il cellulare: marito condannato a 4 anni

Per l'accusa l'uomo, un indiano di 38 anni, avrebbe anche aggredito più volte la consorte, minacciandola di ucciderle i parenti se avesse disubbidito ai suoi ordini. L'imputato è stato assolto dall'accusa di violenza sessuale

Il Tribunale di Macerata
Il Tribunale di Macerata

MATELICA – Pugni, minacce di morte a lei e ai suoi familiari se non avesse “ubbidito agli ordini” e cacciata di casa insieme al figlio di un anno per aver perso il cellulare. Marito condannato a quattro anni per maltrattamenti in famiglia, assolto dall’accusa di violenza sessuale con la formula “perchè il fatto non sussiste”. Si è chiuso così il processo a carico di un indiano di 38 anni residente a Matelica. La moglie, una connazionale, era parte civile.

I fatti finiti al centro del processo discusso dinanzi ai giudici del Tribunale di Macerata in composizione collegiale (presidente Roberto Evangelisti) risalgono al periodo compreso tra il 2016 e giugno del 2021. In base a quanto denunciato dalla moglie il marito l’avrebbe maltrattata più volte anche nel corso della gravidanza di due dei loro figli, usando coltelli sia per intimidirla sia per ferirla. In alcuni episodi il marito l’avrebbe percossa colpendola con pugni alla testa, alla schiena e alle gambe, altre volte l’avrebbe afferrata per il collo.

Secondo il racconto della donna il coniuge l’avrebbe anche minacciata di morte con un coltello, poi una volta, mentre erano in giro, il marito l’avrebbe minacciata di spingerla contro le auto in transito. In un’occasione lui le avrebbe detto che se non avesse ubbidito ai suoi ordini le avrebbe ammazzato i parenti.

La donna all’epoca raccontò anche di essere stata costretta a volte a subire atti sessuali o ad avere rapporti sessuali pur senza il suo consenso, mentre l’ultimo episodio di violenza risalirebbe al 27 maggio del 2021 quando dopo aver confessato al marito di aver perso il cellulare lui l’avrebbe afferrata per i capelli e allontanata da casa insieme al figlio di un anno dicendole di non tornare se non dopo aver ritrovato il telefono. Per tutti questi fatti l’uomo era accusato di maltrattamenti e violenza sessuale. Oggi il pubblico ministero Francesco Carusi ha concluso la requisitoria chiedendo la condanna per il primo reato e l’assoluzione per il secondo. All’esito della camera di consiglio i giudici hanno condannato l’imputato a quattro anni per i maltrattamenti e lo hanno assolto dall’accusa di violenza sessuale. L’imputato era difeso dagli avvocati Marco Emiliozzi e Margherita Lancellotti, la moglie era invece parte civile con l’avvocato Alessandro Casoni.