Macerata

Matelica, lavori agli sgoccioli per palazzo Ottoni: uffici comunali già operativi

Tutti gli uffici comunali sono tornati alla loro destinazione originaria e lo storico immobile sta per essere restituito alla comunità dopo i danni causati dal terremoto del 2016

Palazzo Ottoni a Matelica

MATELICA – Sono giunti al termine di lavori di riparazione di uno degli edifici simbolo di Matelica ovvero palazzo Ottoni di piazza Mattei. Attualmente, infatti, tutti gli uffici comunali sono tornati alla loro destinazione originaria e lo storico immobile sta per essere restituito alla comunità dopo i danni causati dal terremoto del 2016 grazie all’impiego di risorse per 2.617.695 euro. Alla chiusura del cantiere mancano pochi dettagli.

«Un intervento tanto atteso quanto delicato, la cui conclusione non può non renderci soddisfatti del lavoro svolto in questi anni – spiega il commissario alla ricostruzione Guido Castelli -. Andiamo a ricomporre un tassello importante per la comunità matelicese grazie alla sinergia con l’Usr, la Regione guidata dal presidente Acquaroli ed il Comune, per un percorso iniziato con l’ex sindaco Baldini, a cui rivolgo un caloroso abbraccio, e che prosegue oggi con Denis Cingolani»

Insieme al Municipio, palazzo Ottoni occupa il lato est della storica piazza, per un’estensione lineare complessiva di circa 75 metri. L’immobile, dichiarato di interesse storico-artistico, al momento degli eventi sismici era adibito a museo (con la Pinacoteca), biblioteca ed ospitava anche alcuni uffici comunali, oltre ad eventi temporanei, conferenze ed archivi.

L’intervento di riparazione dei danni ha visto il miglioramento del comportamento statico e sismico della struttura mediante interventi strutturali, che sono andati ad interessare le strutture portanti lesionate dal terremoto e quelle che presentavano stati di vulnerabilità sia nei confronti delle azioni statiche che sismiche.

Il terreno su cui è stato costruito il Palazzo era proprietà degli Ottoni già dalla fine del Trecento: quando alla famiglia venne affidato il vicariato della città, essa si trasferì all’interno delle mura urbiche, costruendo abitazioni in cui vissero fino alla metà del quattrocento, quando decisero di riedificare una nuova e più grande residenza.

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