Macerata

Il cantautore Mattia Ferretti: «Sanremo? Non fa per me. La mia musica a Mogliano»

Il cantautore che ha vinto Rock Targato Italia ed è stato tra i finalisti di Musicultura si racconta: «Vengo dalla recitazione, ma ho scelto la musica. La provincia? Non fa schifo, è una fucina di talenti»

Il cantautore Mattia Ferretti (foto per sua gentile concessione)

MOGLIANO (MACERATA) – È uscita pochi giorni fa Pittore, l’ultima canzone del cantautore Mattia Ferretti, marchigiano di Mogliano, un paesino in provincia di Macerata. Che Mattia sia bravo lo si capisce ascoltando i suoi lavori. Una profondità insolita che – se vogliamo – stona un po’ con la sua giovane età (ha 26 anni).

Ma l’età non conta se hai le idee ben chiare in testa. Tenace e caparbio, Ferretti sogna la musica. E intanto, però, aiuta i genitori nella loro attività di famiglia: «Così arrotondo e cerco di inseguire il mio sogno artistico». Nel 2023 Ferretti è il vincitore di Rock Targato Italia ed è stato tra i finalisti di Musicultura. Dal vivo, ha già suonato in apertura ai Little Pieces Of Marmelade e ai Finley. Ad aver prodotto il brano, una rock ballad cantautoriale, è Andrea Mei, con un passato tra la Gang e i Nomadi. Il singolo, che alterna testo al parlato, è pubblicato dall’etichetta Astralmusic e si può ascoltare qui. 

Pittore: la storia di un pittore maledetto e delle due prostitute che frequenta. Si canta il sesso ma anche la sofferenza. Il tutto raccontato in un silenzio che esalta la parola. Il brano che ne esce è una rock ballad cantautoriale che si alterna tra testo parlato e cantato.

Mattia Ferretti (foto per gentile concessione ufficio stampa)

Ferretti, una vita, la sua, tra recitazione e musica…
«Sì, e dopo le superiori allo scientifico Galilei di Macerata ero abbastanza sicuro sul mio percorso artistico. Inizialmente ho fatto recitazione, per questo ho una formazione attoriale, ma dal 2019 ho iniziato a scrivere musica mia. Questa cosa della musica l’ho sempre rimandata, ma mi è sempre interessata. E col Covid, quando stavamo chiusi dentro casa, ho deciso di sfruttare il momento morto per lavorare a queste idee che mi balenavano in testa. Le prime pubblicazioni risalgono al 2022».

Pittore è la sua decima canzone. Ma intanto ha recitato anche in una fiction Rai…
«Esatto, nella serie tv Purché finisca bene – Al posto suo. Ci sono arrivato dopo aver frequentato l’Accademia56 di Ancona e dei corsi di teatro a Roma».

Lavora coi suoi genitori?
«Sì, nel loro studio commerciale. Li aiuto: lo faccio un po’ per arrotondare e un po’ perché lavorando in famiglia riesco ad organizzarmi come meglio credo per portare avanti entrambe le cose. Vorrei vivere di arte, ma è difficile».

Mica tanto. Prenda Bologna, è tutt’un fermento. Che siano le Marche e la provincia ad offrire poco ai talenti emergenti?
«Guardi, io credo che la piattezza e la rassegnazione che ci sono siano un bene dal punto di vista della creatività. Vivere un contesto di questo tipo secondo me è di ispirazione. E credo che possa esserlo per molti. Il discorso però è che chiaramente fare musica qui, a Mogliano, nelle Marche, ti fa sbattere contro la realtà della piattezza. Magari fai musica buona, di qualità e con contenuti, ma poi forse non hai i giusti palchi e le giuste occasioni per poterla proporre o magari nessuno con quella rilevanza sul mercato discografico che si interessa a ciò che nasce dalle nostre parti. Quindi, da un punto di vista dell’ispirazione e della creatività è bello vivere in provincia, che secondo me è una fucina di talenti anche se spesso viene snobbata. Ma è chiaro che è difficile far sentire la propria voce da qui, soprattutto se si vuole fare musica inedita».

Il suo mito artistico?
«Non ho una figura a cui mi ispiro, ma ho tanti spunti e tante influenze. Ho ascoltato molto rap da ragazzo, soprattutto quello underground italiano, tra gli anni Novanta e la prima metà del 2010. E poi in generale parecchio rock degli anni Novanta».

C’è un messaggio che vorrebbe far passare con la sua musica?
«È una domanda difficile. In generale, è attraverso le mie canzoni che si capisce e si sente ciò che voglio dire e che tipo di persona (e di artista) sono. Il messaggio c’è ma è nelle canzoni. Non riesco ad esprimerlo a parole e se lo facessi, banalizzerei».

Senta, torniamo a Pittore. Com’è nato questo singolo?
«Era inverno e con la mia ragazza ero andato a casa di un’amica, a Milano. Loro hanno cominciato a dipingere, io mi annoiavo e mi sono affacciato dal balcone di questo appartamento, un attico bellissimo con la vista su Milano».

Sanremo l’ha visto?
«Non fa per me (sorride, ndr). Non mi rivedo negli artisti, nella loro musica né nel sistema discografico che c’è dietro. Sanremo è lo specchio dell’attuale situazione discografica e di tutta la nostra società e nello specifico di quella artistico culturale. Lì, le canzoni sono un prodotto da vendere, non ha neanche troppo senso parlare di arte, a mio parere».

Prossimi obiettivi?
«Sto scrivendo il mio primo disco, sto lavorando a nuova musica e per l’estate vorrei suonare il più possibile, magari anche fuori dalle Marche. Il 21 marzo presento Pittore al Rock ‘n Roll di Milano, dove ho già suonato per Rock Targato Italia».

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