MACERATA – Accusato di aver perseguitato l’amante della moglie e di avergli dato fuoco all’auto, ma per il giudice è innocente, assolto un 45enne di Montecosaro. Si è chiuso oggi il procedimento penale a carico di un uomo imputato per i reati di stalking e danneggiamento seguito da incendio. I fatti contestati (il fascicolo è del pubblico ministero Stefania Ciccioli, ndr) risalgono al periodo compreso tra novembre 2017 e aprile del 2018, dopo che il 45enne aveva scoperto la relazione sentimentale tra la moglie (dalla quale si stava separando) e un collega di lavoro di lei. Secondo l’accusa, per gelosia, avrebbe iniziato a perseguitare l’amante minacciandolo di morte in diverse occasioni: «Io ti faccio male di brutto, ti ammazzo», gli avrebbe detto in un’occasione. Per l’accusa avrebbe fatto anche altro: a dicembre del 2017 avrebbe appiccato il fuoco all’auto dell’amante e successivamente avrebbe messo un dispositivo Gps, con all’interno una Sim intestata a lui, sotto il parafango dell’auto utilizzata provvisoriamente dal rivale in amore per monitorare tutti gli spostamenti dell’uomo e forse anche della propria moglie.
Nella precedente udienza l’imputato, tramite l’avvocato Fabiola Cesanelli, aveva chiesto di accedere al rito abbreviato, il giudice aveva quindi accolto la richiesta e rinviato per la discussione. Così oggi, al termine della requisitoria, il pubblico ministero Margherita Brunelli ha chiesto la condanna del 45enne a un anno e sei mesi di reclusione. Il difensore nella sua arringa ha ripercorso i fatti contestati al suo cliente sostenendo che non ci fosse la prova né dello stato di ansia né del cambio di abitudini da parte della persona offesa a seguito dei presunti atti persecutori, mentre per l’incendio dell’auto, il legale ha ricordato che contro l’imputato c’erano le immagini delle telecamere di sorveglianza poste lungo la strada che porta all’abitazione della persona offesa (a Monte San Giusto) che avevano ripreso un’auto di proprietà di un parente dell’imputato e dal fermo immagine era impossibile dire chi fosse alla guida del mezzo. Ma soprattutto «dopo due minuti si vedeva l’auto ripassare in senso di marcia contrario – ha spiegato l’avvocato Cesanelli a margine dell’udienza -, è impossibile che in due minuti abbia raggiunto la casa della presunta persona offesa, abbia appiccato il fuoco e sia tornato indietro». All’esito della camera di consiglio il giudice ha assolto l’imputato da entrambe le accuse contestate.