Macerata

Morrovalle, va a casa dell’ex marito e sferra colpi d’ascia contro la porta: condannata

Un anno di reclusione è la pena inflitta a una 47enne accusata di violazione di domicilio. Disposto anche un anno di libertà vigilata. Il fatto risale al 2019

Il tribunale di Macerata

MORROVALLE – Era andata a casa dell’ex marito, aveva sfondato una porta a calci, poi aveva preso un’ascia e aveva cercato di sfondare anche la porta che dà all’appartamento. La nuova compagna, terrorizzata aveva chiamato i carabinieri. Oggi una maceratese di 47 anni è stata condannata a un anno di reclusione più un anno di libertà vigilata per violazione di domicilio. Riconosciuto il vizio parziale di mente. La difesa: «Faremo appello».

Il fatto al centro del processo era avvenuto a Morrovalle la mattina dell’11 settembre del 2019. L’imputata era corsa a casa dell’ex marito e, in base a quanto poi ricostruito, aveva sfondato a calci una porta in legno che permette l’ingresso all’abitazione, era salita al primo piano e, dopo aver preso un’ascia che aveva trovato al piano terra, aveva iniziato a infliggere colpi contro la porta chiusa a chiave. L’ex marito a quell’ora era al lavoro, in casa c’era solo la nuova compagna che stava dormendo ed era stata svegliata proprio dal rumore dei colpi inferti contro la porta. Terrorizzata la donna chiamò i carabinieri che arrivarono immediatamente sul posto.

Accusata di violazione di domicilio aggravata la ex moglie finì sotto processo e l’ex marito e la nuova compagna si costituirono parte civile con le avvocatesse Leide Polci e Lucrezia Gentili. Oggi in aula il giudice Roberto Evangelisti e il pubblico ministero Emanuela Bruno hanno sentito lo psichiatra Marco Ricci Messori, nominato dal giudice su richiesta della difesa per effettuare una perizia sull’imputata. Il professionista ha confermato le conclusioni della propria perizia: all’epoca dei fatti l’imputata era parzialmente capace di intendere e di volere, confermando anche di averne riconosciuto la pericolosità sociale.

Prima della discussione l’imputata, difesa dall’avvocato Mauro Chiariotti, ha voluto fare dichiarazioni spontanee: ha negato di aver usato l’ascia e spiegato di essere andata lì per riprendere i propri manoscritti, frutto della sua opera e della sua vita, che per lei erano importantissimi. Il giudice l’ha condannata a un anno di reclusione e al pagamento di 800 euro di risarcimento per ciascuna delle parti civili. «Leggeremo le motivazioni e impugneremo la sentenza in Appello – ha anticipato l’avvocato Chiariotti –. È stato un conteggio giuridico corretto ma non sono stati valutati i motivi per i quali la donna era andata a casa».