«Morte “per o con” coronavirus, poco cambia. Causa o concausa della morte, una persona che ieri era con noi oggi non c’è più e non è accettabile che ciò avvenga per un virus contratto in un ambiente, quello ospedaliero, che dovrebbe esserne immune. Chiederemo le cartelle cliniche dei pazienti deceduti». A parlare è l’avvocato sangiorgese Andrea Agostini che è stato contattato, in questi giorni, da moltissimi familiari di persone decedute in ospedale a causa del Covid-19.
I familiari delle vittime, oltre al dolore per la perdita del proprio affetto, hanno mostrato anche «rabbia per non aver potuto assistere il proprio caro e dargli commiato, ma anche lucida determinazione nel raccontare di chi entra in ospedale per un accertamento o un intervento quando all’improvviso la degenza si trasforma in altro, una malattia nuova e diversa che determina la morte. Non si tratta di fatalità o di tragico destino, ma dell’evidenza di protocolli di sicurezza non adeguati o che se adeguati non sono stati seguiti» continua il legale.
«Non è mia intenzione procedere querelando per omicidio colposo perché fermamente ritengo che medici, infermieri e operatori sanitari in genere siano eroi, cui auspico si riconoscano medaglie al valore civile per l’alto sacrificio profuso a tutela della salute pubblica, e al contempo vittime, il riconoscimento Inail della contrazione della malattia quale infortunio sul lavoro lo certifica, di una pandemia che l’azienda sanitaria non ha saputo gestire – ha proseguito l’avvocato Agostini -. A prescindere dal reato, vi sono infatti responsabilità che non possono essere sottaciute. L’accettazione di un paziente, che sia per una visita ambulatoriale o che sia per un ricovero, comporta la conclusione di un contratto dove la struttura sanitaria si impegna non solo alla prestazione medica principale (cure mediche e chirurgiche, generali e specialistiche) ma anche all’adempimento di obblighi accessori di protezione. Se il virus è stato contratto in ospedale è evidente che l’azienda sanitaria non ha adottato misure adeguate alla protezione dei pazienti».
«Provato il decesso in affezione da Covid-19, la prova liberatoria da responsabilità risarcitoria contrattuale – osserva il legale – competerà all’azienda sanitaria, che dovrà dimostrare di avere osservato i protocolli di sicurezza efficaci per la prevenzione di infezioni in ambiente ospedaliero e con ciò la non riconducibilità della complicanza infettiva a condotte positive o omissive riferibili alla struttura sanitaria. Il primo passo per i familiari sarà quello di chiedere e acquisire la cartella clinica del defunto poi farò le valutazioni opportune, che ogni caso fa storia a sé».
L’avvocato Agostini ha infine concluso con un invito al presidente della Regione Luca Ceriscioli e aI parlamentari marchigiani affinché «si facciano parte attiva perché il Governo, quindi il Parlamento, con legge speciale stanzi equi indennizzi per queste vittime di malasanità, che altrimenti l’esborso sarà necessariamente a carico del bilancio regionale di risposta a inevitabili contenziosi, che ne potrebbero determinare il tracollo finanziario».