MACERATA – Nonostante avesse l’epatite C, aveva negato la malattia alla compagna e l’aveva contagiata. Accusato di lesioni gravissime, questa mattina un piccolo imprenditore 63enne che vive in un comune della provincia è stato condannato a due anni di reclusione, il giudice ha derubricato il reato in lesioni gravi, la Procura invece aveva chiesto la condanna a quattro anni per lesioni gravissime.
I fatti oggetti del procedimento risalgono a fine 2019. Era ottobre quando l’imputato e la vittima si erano conosciuti e avevano iniziato a frequentarsi, quando però la relazione si era fatta più intima, la donna aveva detto di voler avere rapporti protetti, in alternativa aveva consigliato al partner di fare le analisi del sangue. E così era successo, dopo le analisi però l’uomo avrebbe negato di avere malattie e da quel momento i rapporti sessuali erano stati consumati senza protezione. Fino a dicembre. Una mattina la donna si svegliò con dolori diffusi molto forti, corse in bagno e iniziò a vomitare sangue, terrorizzata andò al pronto soccorso e dagli accertamenti che vennero eseguiti, risultò che era positiva all’epatite acuta Hcv. Fu quindi ricoverata nel reparto di Medicina, dove da un’attenta anamnesi era emerso che l’unica via di contagio poteva essere la trasmissione sessuale. La donna allora chiamò il compagno invitandolo a raggiungerla in ospedale. Dalle analisi che l’uomo aveva fatto erano risultati dei valori molto alti, lui era asintomatico ma il suo medico curante lo aveva indirizzato al reparto di Malattie infettive.
A causa della malattia la donna perse il lavoro (non le fu rinnovato il contratto a tempo determinato perché quella malattia era incompatibile con il lavoro che svolgeva) e fu costretta a seguire una cura mirata (ad oggi deve seguire un regime alimentare molto attento), così tramite l’avvocato Renato Coltorti denunciò l’ormai ex compagno. La Procura all’esito degli accertamenti, contestò all’uomo il reato di lesioni gravissime perché pur essendo a conoscenza di essere affetto da epatite C, negando il suo stato di salute, avrebbe continuato ad avere rapporti sessuali non protetti.
Oggi in aula è stato sentito il medico di famiglia del 63enne, il professionista ha confermato di aver informato all’epoca l’uomo sulla contagiosità della malattia invitandolo ad astenersi assolutamente da qualsiasi rapporto sessuale non protetto. Dopo aver sentito il medico, la discussione con rito abbreviato: il pubblico ministero Enrico Riccioni ha chiesto la condanna a quattro anni per lesioni gravissime, alla richiesta della Procura si è associata anche il legale di parte civile Coltorti, mentre il difensore, l’avvocato Michela Splendiani, ha rigettato gli addebiti sostenendo anche che l’epatite è da considerare una malattia non inguaribile. Una versione, questa, condivisa dal gup Claudio Bonifazi che ha derubricato il reato in lesioni gravi condannando l’imputato a due anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 7.000 euro. Una volta depositate le motivazioni il pubblico ministero valuterà l’opportunità di impugnare la sentenza in Appello.