MACERATA – Era il 24 settembre del 2019. Nell’aula 1 del Tribunale di Macerata era entrato Giuseppe Farina, catanese oggi 47enne, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio del commerciante di pesce sambenedettese Pietro Sarchiè avvenuto nel 2014. Quel giorno Farina doveva essere sentito come testimone assistito nel processo a carico dell’amico anche lui catanese, Santo Seminara, imprenditore che vive a Castelraimondo accusato di favoreggiamento nel delitto di Sarchiè, ricettazione e riciclaggio (per aver messo a disposizione di Farina il capannone della sua impresa, la Progedil, per far smembrare il furgone frigo con cui Sarchiè vendeva il pesce).
In aula, davanti ai giudici del collegio – presieduto dal giudice Roberto Evangelisti – e al pubblico ministero Claudio Rastrelli, Farina non disse nulla, solo tanti «Non ricordo». «Non mi ricordo niente. Io prendo terapie che non ricordo niente, mi dispiace. Io non ci sto con la testa», aveva detto in aula. Luoghi, date, circostanze, il catanese non ricordava nulla: «Non mi ricordo, mi dispiace per la situazione, c’ho i miei problemi». Anche alla domanda del pubblico ministero: «Ricorda di conoscere Seminara Santo?», Farina rispose: «Non lo so». «Quella mattina nel capannone si ricorda…», «Non mi ricordo – lo aveva interrotto Farina –. Io purtroppo dalla detenzione mi dimentico tutto, mi dimentico anche cosa ho mangiato ieri sera». «Durante la detenzione purtroppo ho perso la memoria», aveva poi tagliato corto. L’udienza andò avanti per diverso tempo ma sempre con lo stesso refrain da parte del testimone e alla fine il presidente Evangelisti dispose la trasmissione degli atti in procura in relazione alle dichiarazioni rese da Farina.
Oggi il procedimento dinanzi al gup Domenico Potetti e al pm Stefania Ciccioli. Il giudice dell’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio, il processo a carico di Farina si aprirà il 17 maggio del prossimo anno. Farina è difeso dall’avvocato Francesco Voltattorni oggi sostituito dalla collega Mirela Mulaj.