L’Università di Macerata ha partecipato alla Notte Europea dei Ricercatori che si è tenuta per il quarto anno, contemporaneamente in tutta Europa, questa volta trasferendo le iniziative dalle piazze reali a quelle virtuali per l’emergenza sanitaria.
Sono state 13 le città, collegate attraverso il progetto Sharper, che hanno dato vita a una maratona non stop, a partire dalla mattinata con una cerimonia in diretta nazionale dove si sono collegati i Rettori e i rappresentanti di tutti gli enti e istituti di ricerca coinvolti: Ancona, Cagliari, Camerino, Catania, L’Aquila, Macerata, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia, Terni, Torino e Trieste. Quest’anno il filo conduttore della notte sono stati i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, o Agenda 2030, dell’Onu.
Già nei giorni precedenti, il sito dell’Università di Macerata e i social hanno ospitato eventi, interventi, contributi, filmati, podcast realizzati dai ricercatori per far uscire la ricerca dai luoghi universitari e farli conoscere ad un pubblico più ampio.
La Notte maceratese è culminata in un talk show condotto dagli speaker della webradio di Ateneo Rum in diretta dalla biblioteca giuridica. Ad aprire la serata sono stati il rettore Francesco Adornato e la delegata alla ricerca Carla Danani. Protagonisti i ricercatori, alcuni in presenza, altri collegati via web, che hanno raccontato temi cruciali come la conservazione del patrimonio culturale, le diseguaglianze economiche e sociali, il consumo di suolo e la desertificazione, ma anche di cosa spinge un giovane al mondo della ricerca e le esperienze di collaborazione a livello internazionale.
«La sostenibilità ha bisogno di un approccio integrato. Un ateneo deve favorire la formazione di una mente multiculturale, perché abbiamo bisogno di nuovi parametri, con il coinvolgimento di tutta la società, l’integrazione tra umanesimo e tecnologia. Il ruolo dell’Università è mettere insieme questi percorsi per leggere il futuro prima che arrivi»ha sottolineato il rettore Francesco Adornato.
Ospite d’onore è stato Luca Mercalli, “climatologo militante”, collegato dalla sua baita di Vazon. «Vi sto parlando dalle Alpi Cozie, a 1700 metri, dove ci sono i cervi, la temperatura è sotto zero, eppure dialoghiamo e condividiamo conoscenza attraverso questo mezzo” ha detto parlando delle possibilità di recupero delle aree interne, dove, grazie ai nuovi sistemi tecnologici, non ci si sente più tagliati fuori dal resto del mondo.
Il presidente della Società Metereologica Italiana lancia due appelli, uno diretto ai giovani ricercatori e studenti: “Il mio augurio è quello di trovare un argomento importante di curiosità e passione nella propria vita. Si diventa ricercatori perché si sente un’insaziabile curiosità di conoscere quello che ancora non si sconosce».
Il secondo appello è quello di salvare la possibilità di vivere su questo pianeta. «Io lavoro perché il pianeta non diventi troppo ostile e, se sapremo superare questo momento storico, forse avremo altre 200 mila anni di prosperità. Ma, se sbaglieremo, le conseguenze ci potrebbero trascinare nell’estinzione di massa, insieme alle specie che noi oggi stiamo facendo scomparire».