Macerata – I consigliere regionali Elena Leonardi e Pierpaolo Borroni (Fratelli d’Italia) si uniscono alle sollecitazioni dei tanti Comitati di cittadini e di alcuni sindaci che chiedono al presidente Antonio Pettinari «di convocare al più presto l’assemblea dell’Ata per rivedere le delibere che un anno fa portarono all’individuazione dei 70 potenziali siti in cui aprire la nuova discarica provinciale».
Una richiesta su cui finora il presidente non ha mai risposto, nemmeno dopo che 21 sindaci, nelle scorse settimane, gli hanno anche inviato una lettera formale. «Questi sindaci rappresentano oltre il 50% della popolazione della provincia e vorrebbero l’annullamento di quelle delibere votate un anno fa – incalzano i due consiglieri -. È singolare, pertanto, che il presidente Pettinari non abbia ancora provveduto a convocare l’assemblea dell’Ata. Per questo vogliamo sollecitare una risposta vista l’importanza del dialogo e della chiarezza da parte delle istituzioni».
Un confronto che potrebbe riaprire un dialogo che sembra arenato da tempo. «Riteniamo essenziale che la politica sia connessa sempre di più con il territorio che va a rappresentare – precisano Leonardi e Borroni -. Il colloquio con le categorie e le associazioni spontanee nate sul territorio, oltre che con le amministrazioni comunali è la base della democrazia, il dialogo è la buona amministrazione tanto più quando riguarda temi delicati ed impattanti come la gestione dei rifiuti. Dopo un anno dall’approvazione delle delibere che individuavano i 70 potenziali nuovi siti in cui realizzare la discarica sono state molte le iniziative messe in atto dai Comitati, le richieste di ascolto e di intervento, c’è anche chi ha intrapreso le vie legali ottenendo una prima vittoria al Tar per l’accesso agli atti volta a ottenere la documentazione che portò l’Ata a fare quella scelta. L’amministrazione regionale, appena insediata, è intervenuta direttamente sul tema richiamando, con una nota dell’assessore competente, i presidenti delle Assemblee territoriali d’ambito sull’assenza dei Piani d’ambito, ormai a distanza di più di cinque anni dall’approvazione del piano regolatore generale regionale e, richiedendo una relazione con la quale si esplicitasse il percorso svolto per l’adozione».