Macerata

Omicidio di Alika a Civitanova, la Corte d’Assise dispone una nuova perizia

Il prossimo 7 giugno verrà conferito l'incarico allo psichiatra Renato Ariatti, docente all’università di Bologna. Oggi accusa e difesa si sono dati battaglia anche sugli esiti dell'autopsia

Il tribunale di Macerata

CIVITANOVA – Sarà una nuova perizia, la seconda, a stabilire quali fossero le condizioni mentali del 33enne Filippo Ferlazzo il 29 luglio scorso quando in corso Umberto I uccise a mani nude il nigeriano Alika Ogorchukwu. Lo ha deciso oggi la Corte d’Assise di Macerata che il prossimo 7 giugno conferirà l’incarico allo psichiatra Renato Ariatti, docente all’università di Bologna. La sentenza, dunque, attesa per metà giugno slitterà a dopo l’estate.

Una necessità quella di disporre una perizia bis, espressa dal presidente della Corte, il giudice Roberto Evangelisti, a seguito di quanto emerso in dibattimento, della nuova documentazione acquisita e delle risultanze, discordanti tra loro, dei consulenti di parte. Dalla documentazione medica acquisita dopo l’omicidio risulta che Ferlazzo era affetto da un disturbo bipolare e borderline della personalità. Oggi in aula lo psichiatra di Salerno che lo ha avuto in cura dal 2018 al 2020, Andrea Dell’Acqua, ha parlato anche di dispercezione e interpretazione psicotica della realtà da parte dell’imputato, aggravati dall’uso di stupefacenti, come aveva avuto modo di accertare in passato quando Ferlazzo seguiva una cura farmacologica ad hoc.
Inizialmente in fase d’indagine il gip nominò un perito, Gianni Giuli, che concluse ritenendo che al momento del fatto, la psicopatologia di cui soffriva Ferlazzo non avrebbe inciso sulla sua capacità d’intendere e di volere. Questa conclusione fu condivisa anche dal consulente della Procura Giovanni Battista Camerini e dal consulente dei familiari di Alika, Marco Giansanti, ma non dalla consulente della difesa Monia Vagni per la quale invece il disturbo bipolare di cui soffriva Ferlazzo avrebbe determinato una incapacità a controllarsi a seguito di un’interpretazione della realtà di tipo paranoico. Oggi era stato lo stesso legale di Ferlazzo, l’avvocato Roberta Bizzarri, a chiedere una nuova perizia. Ora dunque a dirimere il contrasto interpretativo sarà chiamato lo psichiatra Ariatti.

Il pm Claudio Rastrelli e il medico legale Ilaria De Vitis

Ma accusa e difesa oggi si sono scontrati anche sulle risultanze dell’autopsia: per il pubblico ministero Claudio Rastrelli Alika sarebbe morto per asfissia, per l’avvocato Bizzarri a causa di un’emorragia provocata dalla rottura della milza a metà. Nell’autopsia depositata dal medico legale Ilaria De Vitis la professionista ha indicato come causa del decesso una “asfissia violenta da strozzamento e concomitante shock ipovolemico da rottura della milza”. Quel “concomitante” inteso dalla difesa non in senso temporale ma come concausa è stato oggetto di confronto dopo che la dottoressa De Vitis sentita in aula ha precisato che a suo giudizio la morte va ricondotta a un’asfissia acuta a seguito di strozzamento che ha generato un enfisema polmonare acuto non massivo ma bilaterale. «Contemporaneamente – ha aggiunto il medico legale – si è avuto uno shock ipovolemico», escludendo così che la rottura della milza possa aver provocato la morte del nigeriano.

L’avvocato Roberta Bizzarri

Di diverso avviso, dunque, la difesa per la quale la morte andrebbe ricondotta allo shock ipovolemico, ovvero l’emorragia, provocata dalla rottura della milza a metà. Sentita come testimone qualificata il medico legale Alessia Romanelli, che non ha partecipato all’autopsia ma ha esaminato la relazione redatta dalla collega De Vitis, ha avanzato più di un dubbio sulla possibilità che Alika sia morto per asfissia dal momento che Ferlazzo, come si vede nel video dell’aggressione, non ha esercitato una presa continuativa sul collo ma, come è stato detto oggi in aula «stringeva e poi mollava, poi lo riprendeva e poi mollava la presa», consentendo ad Alika di respirare negli intervalli dell’aggressione. Oltre a ciò il medico legale Romanelli ha aggiunto che la vittima «aveva lesioni ecchimotiche (al collo, ndr) ma le strutture cartilaginee ed ossee erano intatte». Per l’avvocato Bizzarri nell’autopsia ci sarebbero delle carenze. «Oggi – ha commentato – la dottoressa De Vitis ha concluso in maniera differente rispetto a quanto evidenziato nella perizia dove aveva parlato di asfissia e shock ipovolemico come concause. Oltretutto è emerso che non sono stati effettuati rilievi fondamentali per comprendere, oltre ogni ragionevole dubbio, le cause del decesso. Manca l’istologico sulla milza che è stata solo pesata ed è stato annotato che era divisa a metà, non è stato rilevato il sangue presente nell’addome. La dottoressa, inoltre, parla di petecchie riferendosi alle ecchimosi e mancano rilievi sulla rigidità cadaverica e sulla temperatura corporea».

Oggi era previsto anche l’eventuale esame dell’imputato ma il suo legale ha comunicato che non intende sottoporsi a esame