MACERATA – Omicidio della 19enne Azka Riaz, fissato il processo in Cassazione a carico del padre, il muratore pakistano 46enne Muhammad. Sarà celebrato il prossimo 17 febbraio dinanzi ai giudici della Prima sezione il terzo grado di giudizio per l’uomo accusato di aver ucciso la figlia nel tardo pomeriggio del 24 febbraio di tre anni fa. Il delitto fu consumato pochi giorni prima che la 19enne potesse testimoniare in tribunale contro il padre.
In primo e secondo grado Muhammad Riaz fu condannato all’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi (per i reati di omicidio volontario e violenza sessuale, oltre che maltrattamenti anche nei confronti degli altri tre figli tutti minorenni all’epoca dei fatti) e dopo il deposito delle motivazioni della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona avevano confermato il giudizio di primo grado, il legale dell’imputato, l’avvocato Francesco Giorgio Laganà (in foto), aveva presentato ricorso in Cassazione fondando la richiesta di revisione del processo su diversi aspetti. Nell’atto il legale ha evidenziato «vizi di motivazione ed errori processuali. In secondo grado – ha spiegato l’avvocato – non è stato risentito il testimone chiave, il fidanzato di Azka Riaz che aveva registrato la telefonata con la ragazza, il giovane in primo grado era stato ritenuto attendibile per alcune delle sue dichiarazioni, mentre a seguito di altre dichiarazioni, la Corte aveva trasmesso gli atti in Procura per falsa testimonianza. Aspettiamo fiduciosi – ha concluso l’avvocato Laganà – la Cassazione, nutriamo una grande speranza sul fatto che venga alla luce questo pregiudizio che è stato il filo conduttore di tutto il processo».